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Visualizzazione dei post da novembre, 2020

Pensieri per il mattino

Sognare e credere è una delle facce, l’altra è pensare e fare.
Fare quel che va fatto e trovare il modo di farlo in maniera piacevole. 
I desideri sono un prodotto naturale della vitalità, indicano il bisogno del tuo potenziale di uscire allo scoperto e realizzarsi. 
Il mondo consente la loro realizzazione se lavoro nel modo giusto.
 Realizzare tutto il proprio potenziale è il modo naturale di essere nella gioia.  

Scrivi il tuo romanzo

Hai la tua storia, il tuo romanzo. Raccontatelo. Raccontalo. È La tua Leggenda Personale. Vi scorgerai la grandezza e l’inquietudine che ti spinge oltre.  Raccontalo con esultanza. Fallo oggi, adesso, perché è ora che tu decidi di tutto il tuo destino.

Essere o sentire

Elisa avvertiva il mutare del mondo e si rendeva conto che non opponeva alcuna resistenza al cambiamento. Cambiare le piaceva. Le piaceva sentirsi mutare. Quando era ragazzina desiderava soprattutto avere le cose: i giochi, i vestiti, le bambole. Da adulta le piaceva fare, operare, agire, realizzando i suoi obiettivi. Adesso le piaceva sentire, sentirsi, essere consapevole di sentire la vita dentro di lei. E la vita era questo divenire che riempiva il cuore. Le sembrava che “essere” fosse identicamente “sentire consapevolmente”. Ma mentre attraversava la strada sulle strisce pedonali le venne il dubbio che “essere” fosse ancora un’altra cosa…

E così ho camminato molto

E così ho camminato molto.  Credo di conoscere a fondo, ora, la passeggiata terapeutica. So gli effetti benevoli e piacevoli che camminare produce in me. Sto rimediando, con pazienza, a cattive abitudini prese durante anni di vita sedentaria. Quella che ora chiamo in questo modo, prima la chiamavo vita intellettuale. Ora, tra le prime intuizioni che mi occupano la mente peripatetica c’è che la vita intellettuale coniugata con una vita sedentaria prolungata, mica buono! E di fatto, da quando cammino sistematicamente tutti i giorni, mi è più facile mantenere il buon umore e prendere le cose con calma e serenità. E i pensieri mi sembrano più leggeri. Non cammino per raggiungere primati. Cammino per star bene. Perciò vado al ritmo sostenibile e quando mi viene fretta di arrivare, rallento.  Finché ritrovo il piacere di essere lì.      

La grandezza è a portata di mano

La grandezza non sta nelle cose, anche se le cose ci sono. La grandezza è nel tuo sentire, nel lavoro che fai su te stesso, nell’abbandono alla libertà che scioglie ogni paura, nell’amore che tu sei originariamente come una sorgente.
 Uno spirito libero e caldo entra in ogni cosa che fai, in ogni parola che dici, in ogni gesto della tua mano, in ogni rapporto, transazione, routine… Tutto il tuo mondo diventa altro. E lo senti che questo è vita. Non lasciare nulla alla mediocrità. Non abbandonare niente al grigiore dell’insignificanza. Mettiti completamente in ciò che c’è, che fai, che avviene. E sentirai la grandezza.
 Coltiva il tuo sogno. Sognalo in continuazione. 
La bacchetta magica è qui. Ti ami, vero?    

Il sogno

Il sogno: essere un albero carico di frutti.    

Riposare accanto al grande albero

Disse: Noi umani, siamo esseri d’immaginazione. Il che, più o meno, voleva dire che i nostri comportamenti, quello che facciamo, e quello che speriamo, e quello che desideriamo, dipendono da idee e pensieri che abbiamo in testa. In altri termini, il nostro mondo, la qualità della nostra vita, nasce dai pensieri che coltiviamo. In questo senso, tutto dipende alla mente. O dal pensiero. Cioè, non è vero che viviamo immersi ottusamente nel mondo oggettivo. Ma alle cose che capitano, agli eventi, noi diamo la forma che immaginiamo nella testa. E questa roba che avviene nella testa noi possiamo coltivarla. Ci possiamo mettere le mani sopra e dargli una forma, se vogliamo. La qualità delle nostre esperienze, di quello che viviamo e di quello che facciamo, può essere generata dai pensieri che scegliamo di coltivare.

Nebbia

Torno a casa o fingo di tornare a casa. E mi confondo nella nebbia tra pensieri sfumati come le sagome delle persone che camminano accanto a me. Mi piace l’odore della nebbia.    

Jazz forest

Felice per la nuova giornata.
 Mi preparo con un po’ d’eccitazione perché ho questo tempo davanti. E il desiderio di fare, d’inventare, di mettere al mondo, di entare nuove cose.
 So già che andrò per prima cosa a cercare un posto, tra gli alberi, a respirare la vita in solitudine, a distendere l’anima, a richiamare i miei sogni, a caricare il cuore di energia buona. 
E già la voglia di fare pulsa sotto la pelle.
 Dipingerò il miglior giorno della mia vita.


Fin dal risveglio

Fa freddo e fuori piove,
 ma io abito la luce di un giardino.
 Muovo le mani e sbocciano i colori.
 Strofino la mia lampada  e i profumi 
inondano lo spazio che mi accoglie.
 Al desiderio non esiste il tempo:
 ciò che non è ancora è già presente.

Rinascere

Sì te ne puoi accorgere nel momento stesso in cui ti rendi conto di aver commesso un errore. Un errore grossolano. Spesso a questo punto la rinascita è già avvenuta.

Corpo e mente

Il desiderio del corpo si esaurisce prima del desiderio della mente. La mente si affeziona, costruisce castelli di ricordi, montagne di ricordi, sovrastrutture di sogni. Il corpo invece dimentica in fretta, forse perché ciò che il corpo dimentica è assorbito dalla mente.   Io non ricordo il sesso con gli uomini con cui sono stata bene, è come se lo avessi rimosso. Ricordo altro: le cene insieme, le chiacchierate, i gesti, i capelli, gli odori. Sono queste cose che mi tormentano.   Il corpo lotta per liberarsi dalla mente, gioca di anticipo, cerca altri corpi e basta.

Mi fido di me

Ho voglia di bene, di bello, di vero. Sono curiosa della vita. Non di sapere cosa fanno gli altri. Ma di sapere cosa significa vivere davvero. Ogni esperienza è importante e la faccio a modo mio. La dico a modo mio. La invento a modo mio. Mi fido di me. So che posso farlo, non perché presuma di essere infallibile. Perché so di essere piuttosto imperfetta. Piuttosto, ho capito che fidarsi di sé e provare è il modo migliore per ottenere risposte, per muovere le cose, per aprire un varco ai propri sogni.

Il sogno riguarda te

I sogni tendono a fuggire al tramonto.
 Lasciano la buccia del mondo come astronavi scontente.
 I sogni ci stanno troppo stretti quaggiù. 
I poeti guardano oltre i tetti con nostalgia.
 Ma si raffreddano, se si allontanano troppo. 
Perché il fuoco acceso è nel cuore.
 Nel camino di casa.  Qui dentro.

Non so capacitarmi

Eppure, non so capacitarmi, non so capacitarmi. Tutti parlano di consapevolezza, oggi. Le filosofie orientali. E io mi dico: consapevolezza? Ma quale? A me sembra di vivere sempre nel dormiveglia. Chiamalo sonno, piuttosto. Chiamalo sonno. È come essere sempre nel dormiveglia. E te n’accorgi. E si va avanti nel dormiveglia. E anche questo è bello. La consapevolezza è qualcosa che chiama. Ma io sono nel dormiveglia. Per questo non so capacitarmi. Eppure.. Eppure si può andare avanti. Le cose capitano. Tu muovi le mani e le braccia. E cerchi. Come se tra un po’ ti potessi risvegliare. E allora vedrai tutto, in piena luce. Ma per ora, vai avanti, anche se non sai capacitarti…  

All’aperto

Un desiderio di aperto. L'aperto è una categoria ricorrente nel mio pensiero. Come se per un filone dell'esistenza solo l'aperto costituisse la giusta geografia.
La rigenerazione delle energie è per me fondamentalmente l'aperto. Camminare per esempio. E respirare e vedere e ascoltare.
 All’aperto.

Territori intriganti

 – Com’è bello essere vivi in questo novembre luminoso. Il vento ha spazzato l’aria con energia. E c’è una luce che non sai distinguere dove finisce l’anima e dove comincia il cielo. Più o meno pensava cose del genere, Henry, mentre scendeva le scale. Ed era un respiro fantastico quello che sentiva aprirgli i polmoni. – Ma chi cazzo me lo fa fare di arrovellarmi l’animo in questo modo? – più o meno. E poi, d’improvviso: Ma con chi parlo quando parlo da solo? Il marmo liscio delle scale lo riportava sulle Alpi Apuane. Chissà perché? Quello scenario tra cielo e mare, tutto fatto di bianco, che sembrava neve anche in estate.
E gli venne in mente Enrietta.
 Ricordava perfettamente il pagliaio in cui si erano sdraiati. Enrietta, non te ne andare! Enrietta aveva sempre gli occhi umidi, anche quando rideva. Enrietta era una freccia puntata sull’Altrove. Ricordava bene quel pagliaio. E cosa doveva dire? Che era il gusto del suo corpo che gli era entrato dentro? Certe donne hanno un gusto inten

Guizzi di luce

 E poi, d’improvviso, lo vedi.  
Una sorta di guizzo di luce: 
 la vita resta quella meravigliosa avventura 
 che sapevi negli anni eccitati 
 dei giochi d’infanzia, 
 malgrado le batoste e le cattive notizie, 
 ed ogni momento è buono  
- questo momento lo è - 
 per riprendere il cammino,  
rafforzare le gambe e le braccia 
 per aprire le porte del possibile.

Che ne faccio di questo?

Come tutti, sono un misto di forza e debolezza. Dei momenti sono debole, fragile, vulnerabile e intimorita. In altri momenti ho la grinta di una leonessa che difende i suoi piccoli. Sono coerente, a modo mio. Nel senso che non consento ai momenti di debolezza di portarmi fuori dal binario che decido nei momenti di forza e di visione nitida. Nei momenti di debolezza ho imparato a fidarmi delle cose che avvengono. Mi siedo nel centro del cuore e mi lascio guidare da quello che avviene, dentro e fuori. Ho fiducia. Prima o poi, vengo premiata. Le cose si risolvono bene, da sole – si direbbe. Eppure credo di contribuire con questo mio atteggiamento a che tutto proceda per il meglio. La consapevolezza che tutto è andato a buon fine, che c’era una logica segreta negli eventi, ce l’ho solo dopo che tutto è successo. Potrebbe essere altrimenti? Per questo, ho deciso di non strizzarmi troppo il cervello nel cercare soluzioni a priori. A priori io cerco di centrarmi, di restare conne