Bisogna proprio che abbandoni l’idea di controllare tutto – o quasi.
Perché l’ideale del controllo obbliga la vita a filtrare attraverso le categorie della mia mente, che, per quanto sia straordinaria, è sempre un occhio piuttosto limitato.
E mi figuravo la vita che si sforzava di adeguarsi a quello che io pensavo. E si angustiava. E proprio non ci stava dentro. E si contorceva le viscere. Sì, lo capivo, all’istante, che non potevo pensare di obbligare la vita a muoversi secondo le mie piccole categorie. Per quanto abbia studiato, riflettuto, immaginato, non mi sfugge che tutto questo è poca cosa di fronte alla vita. Capivo che, piuttosto, ero io a dover usare la mente in maniera diversa. Piuttosto dovevo aspirare ad allargare la mia consapevolezza della vita stessa: della sua complessità, della sua bellezza, del suo aspetto paradossale. Che la vita mi appaia paradossale indica appunto la limitatezza della mia ragione logica. E il fatto che non mi esaurisca nella r...