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Visualizzazione dei post da agosto, 2023

Il potere dell'assenza

Vorrei affacciarmi alla finestra e vedere il mare.
 Vorrei scendere al porto, se ci fosse.
 Salire sulla barca e andare.
 Non in alto mare, ma lungo la costa. A distanza tranquilla.
 Il vento giusto. Il mare, agevole.
 Una giornata di contemplazione e basta.
 Solo respirare, guardare, lasciare che la meraviglia della natura filtri dentro e diventi pensiero.

Energie rosa

Nelle mie camminate ho ripreso a sognare. Fantastico, trasportata dal benessere che questo provoca dentro di me. E la fiducia si sviluppa attorno alle mie fantasticherie e a queste sensazioni. E rientro in casa lievitata, ripulita dalla pesantezza.  

Ai bordi del mistero

Adoro il mio balcone, anche la notte. 

 La notte d’agosto scavata tra le stelle cadenti in cerca di messaggi ai bordi del mistero.  

Perché vivo ai bordi del mistero.  

La notte, come la battigia che separa la spiaggia stretta del noto dall’oceano immenso dell’ignoto. 

 E guardo nel buio come si può guardare nell’altrove.  

E la vita stessa appare come la prua della nave che avanza nelle acque sconfinate navigando a vista. 

 E benedico il sapere, tutto il sapere che millenni hanno accumulato. Pur sapendo che è poco, è già immenso per la mia piccola mente. E vi posso accedere in qualche modo, per trarne conforto e indicazioni. 

 Ma la mia vita si accende sul balcone che guarda nella notte. E aguzza l’occhio per vedere ciò che non si vede e dare certezza a quello che spero, in attesa dell’alba. 

 Una grande fiducia invade l’animo che respira già le cose di oggi. E sembra che una musica accompagni la storia, dando ai piccoli gesti l’eco dell’impresa. 

 E anche stama...

Sempre ragazzini

Il mondo cambia così rapidamente che non ci si può non sentire sempre dei ragazzini, che hanno ancora tutto da imparare. E anche a noi, come ai ragazzini, viene voglia di esplorare la vita in maniere non codificate. Perché il gusto delle avventure deriva anche da quel senso di mistero e trasgressione che le accompagna quando non si sa ancora niente di come funzionano le cose, e non si sa in fondo che cosa succederà, che cosa nascerà dai nostri tentativi.   E allora mi sforzo di ritornare un po’ ragazzina anch’io, per trovare gusto in quell’approccio alla vita che chiamiamo avventura, perché l’emozione che ne deriva è certo legata al fatto di non sapere fino in fondo che cosa potrebbe capitare, che c’è un rischio, ma che ne potrebbe derivare anche qualcosa di particolarmente bello.    

Appena fuori dal porto

Appena fuori dal porto c’imbattemmo in una sterminata regione di cose inutili. Fu uno shock, sulle prime. Eravamo abituati al mondo dei numeri e dei profitti, al mondo in cui ciò che non ha prezzo non vale una cicca. E ora eravamo storditi dal cambiamento. Ci mettemmo un po’ per ritrovare il controllo delle navi. Ma il vento gonfiava le nostre vele, e comparve sui volti dell’equipaggio un sorriso diverso, una sorta di felicità intimidita.  Sembrava che le cose inutili, che avevamo accantonato e ignorato proprio per questo, le cose inutili che avevamo lasciato fuori dai moli, avessero un incantesimo strano, suadente, inatteso. Fu durante quel lungo viaggio che scoprimmo l’utilità dell’inutile.

La via del mare

Era la via del mare che cercavamo. E la stavamo percorrendo. Il mare era l’orizzonte aperto verso una vita avventurosa e interessante. Quella gioia intima e profonda che sa di possedere il senso dell’esistenza. Volevamo radunare lungo le strade tutti coloro che asfissiavano per il clima depressivo che contagiava le regioni della terraferma. Volevamo creare gruppi di ribellione, comitati di resistenza, campi di addestramento all’operosità creativa. Dovevamo contrastare quella visione che riduceva tutto alla dimensione dei conti, dei prezzi e degli utili. Volevamo riappropriarci di tutte quelle cose “inutili” che rendono la vita bella e significativa. Volevamo dare valore alle molte dimensioni dell’uomo. Sorridere con sincerità, esprimersi, condividere. Era necessario capire come operare una rivoluzione culturale capace di conquistare e sedurre, capace di accendere la fiamma dentro il petto delle persone.  

Verso Samarcanda

Ogni giorno ci riproviamo. Ricominciamo daccapo.
Molti di noi non riescono proprio a rimanere intontiti 24 ore al giorno.
Pieni del lavoro d’azienda, pieni di televisione e di chiacchiere che non dicono gran che.
È come se avessero un tarlo dentro.
Qualcosa che rode e che dice più meno: così non va bene, così è troppo poco. Ma il mondo sembra una pasta densa che ti avvolge da ogni parte e ti rende i movimenti piuttosto impacciati.
Tutto quello che si fa e come lo si fa.
E se incontri gente, sembra di non riconoscersi. Eppure… Forse è sempre stato così, in qualche modo.
Non c’è da stupirsi.
Non c’è da stupirsi se i nostri sogni si rivestono di questa pasta che fuoriesce dai massa media e dalla logica dello spettacolo. La cosa più viva, nella grande recita, è proprio quel tarlo che sentiamo dentro e che non ci permette di restare intontiti 24 ore al giorno. Nei momenti di innocenza sentiamo che vogliamo integrità e verità e bellezza. Che il nostro cuore è bambino.  E che sono le orec...

Come te

Ci sono pinete lungo i sentieri dove hai il conforto dell'ombra e ti carezza la brezza salmastra del mare. Ci sono persone come pinete, come te.    

D'incanto

Si avviava di buonora per le strade del mondo sognando la luna.
Il passo leggero e le agili mani ad esplorare le meraviglie del fare.      

È possibile

Tutti gli esperti dicevano che la cosa non era possibile, finché venne qualcuno che non lo sapeva e la fece.    

Ricerca interiore

Voglio aver cura del tempo. Anch’io ne ho perso molto, con tante occasioni, opportunità. Viene da rimpiangere, da pentirsi. Sì, mi pentirò, ma senza rimpianti. Non voglio la paralisi del rimpianto. In fondo, è come se fossi nato proprio ora. E il tempo che resta è il tempo che c’è. Quello che ho davanti agli occhi. “Quello” è il tempo che viene a me, fresco e nuovo. Con i vagiti di inconsapevole certezza di esserci.

Energie di profondità

Mi vengono in mente questi pensieri: ecco una spiritualità che viene in soccorso della speranza nei momenti bui. Ma la spiritualità è così strettamente legata alla sofferenza? Le religioni e le saggezze che ci vengono dalla tradizione hanno tante cosa da dire e da offrire alle persone che versano in momenti difficili, dolore, malattia, angustia, angoscia, mancanza di senso… Dunque, è proprio vero quel che si diceva una volta del Dio tappa buchi? Che Dio sorge nel momento in cui l’uomo si riconosce debole e malato? Insomma, lo capisci quel che voglio dire: non mi ritrovo con senso di dignità di fronte a una spiritualità, a una religiosità, a una fede che si fa avanti proprio in forza della debolezza e della malattia. Penso che non sia giusto, che non sia onesto, che non sia bello.

Vista dal basso

Come se la poesia fosse un piccolo fiore giallo  che fa capolino ai bordi del bosco, verso Oriente,  nell’ora in cui i gabbiani e le garzette  si contendono la riva del torrente…    

Pensieri semplici

Il piacere di stendere i panni sul balcone ovest poco prima del tramonto!  Guardi quegli sbuffi di nuvole folli mentre pinzi le magliette: è la penetrante musica del silenzio

Mi racconto una storia

Io mi domando: ma come mai sono così ignorante? Come mai sono così imbecille?
 Sarà forse per poter inventare meglio?
  A volte troppo sapere inibisce l’invenzione.
  Vorrei che fosse così.
  Vorrei poter essere in grado di inventare la mia storia, ancora, e ancora.
  Di raccontarmela. 
 Sfuggendo all’azione castrante delle notizie grigie, degli eventi pesanti. Allora parlerei di un amore impossibile, di una passione irresistibile, di gesta che aprono, anzi, sfondano portoni e muraglie, di creazioni di cattedrali, di ondate liberatorie che attraversano il pianeta.
  Parlerei del coraggio, della modestia, dell’integrità, del sostegno. E non pensare che sarei nell’empireo. Ci sarebbe sesso ed erotismo in ogni pagina del racconto. Ci sarebbe meraviglia e senso del mistero. Ci sarebbe corpo esterrefatto dallo stupore. E musica.  E le mani toccherebbero il divino.