Elisa avvertiva il mutare del mondo e si rendeva conto che non opponeva alcuna resistenza al cambiamento. Cambiare le piaceva. Le piaceva sentirsi mutare.
Quando era ragazzina desiderava soprattutto avere le cose: i giochi, i vestiti, le bambole.
Da adulta le piaceva fare, operare, agire, realizzando i suoi obiettivi.
Adesso le piaceva sentire, sentirsi, essere consapevole di sentire la vita dentro di lei. E la vita era questo divenire che riempiva il cuore.
Le sembrava che “essere” fosse identicamente “sentire consapevolmente”.
Ma mentre attraversava la strada sulle strisce pedonali le venne il dubbio che “essere” fosse ancora un’altra cosa…
Vieni, questa sera, con i tuoi piedini che suonano la tromba delle scale. Entra nell’abbraccio della mia casa. Aprirò la finestra e ti farò l’amore accarezzato dal vento delle stelle. Assaporerò i tuoi seni come pesche di vigna e le mie mani navigheranno sulle onde dell’oceano di dolcezza che tu sei. Cercherò le favole in mezzo ai tuoi capelli e respirerò la tua anima nel tuo respiro. Le mie reni sono sature di libidine di vita e le mani anelano a sollevare ogni velo. Tu sei la vita succulenta. E, benché ebbro, stordito e confuso dal nettare che trasuda la tua pelle, io sono io, pienamente consapevole, pieno, tondo, intenso e sano. E tu sei tu, lunare e luminosa.
Essere non serve senza consapevolezza... sapere che ci sei ti pone il dubbio sul perchè ci sia il mondo.
RispondiEliminaSentire di essere o essere un sentire...
RispondiEliminaDipende se vieni da destra o vieni da sinistra...
che classe!
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