Elisa avvertiva il mutare del mondo e si rendeva conto che non opponeva alcuna resistenza al cambiamento. Cambiare le piaceva. Le piaceva sentirsi mutare.
Quando era ragazzina desiderava soprattutto avere le cose: i giochi, i vestiti, le bambole.
Da adulta le piaceva fare, operare, agire, realizzando i suoi obiettivi.
Adesso le piaceva sentire, sentirsi, essere consapevole di sentire la vita dentro di lei. E la vita era questo divenire che riempiva il cuore.
Le sembrava che “essere” fosse identicamente “sentire consapevolmente”.
Ma mentre attraversava la strada sulle strisce pedonali le venne il dubbio che “essere” fosse ancora un’altra cosa…
Una volta mi bastava leggere tre quotidiani al giorno per avere la certezza, o quasi, di essere in contatto con la realtà. Oggi è piuttosto diverso. Sono disincantata. C’è tanta televisione, tanto internet, tante immagini. Nell’epoca ingenua le immagini dovevano mostrare la realtà, poi hanno finito per chiarire che mostravano innanzitutto se stesse. E forse è proprio quello che devono fare. Alla fine dobbiamo liberarci dall’idea che le immagini, ma anche le parole, mostrino qualcosa che si chiama realtà. Le nostre parole (e le nostre immagini) non mostrano: costruiscono la nostra realtà. La vecchia “realtà” è diventata “la cosa”. Ed è come se “la cosa” fosse lì, perennemente disponibile a mettersi in posa per noi. Apparentemente sotto la nostra direzione – poi è da vedere. “La cosa” è una miriade di comparse disponibili alla lavorazione del nostro film. Rovesciamento: non viviamo più nel mondo delle cose: tendiamo a vivere nel film costruito da noi. La realtà dunque non è ...
Essere non serve senza consapevolezza... sapere che ci sei ti pone il dubbio sul perchè ci sia il mondo.
RispondiEliminaSentire di essere o essere un sentire...
RispondiEliminaDipende se vieni da destra o vieni da sinistra...
che classe!
RispondiElimina