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Visualizzazione dei post da giugno, 2023

La teoria del residuo

Cos’era in gioco? 
Di cosa stavamo parlando? 
Cos’è che uno cercava quando decideva di troncare una lunga relazione, ormai priva di vita?
 O quando cambiava lavoro, o decideva di mettersi in proprio?
 Non era solo l’eccitazione della passione, o il desiderio di fare fortuna…
C’era qualcos’altro che sfuggiva sempre di mano, quando sembrava di esserci proprio sopra. Cos’è che accende lo sguardo dei ragazzi quando dicono che fanno un sacco di casino? 
E cosa ti accende in quel modo quando racconti di quella volta che…? Il mio amico Diego ha inventato una sorta di teoria. La chiama la Teoria del Residuo. Lui sostiene che nel nostro desiderio è contenuto molto di più di ciò che riusciamo a definire come l’oggetto del desiderare. Questo di più, che sfugge alla definizione dell’oggetto del desiderio, lui lo chiama Residuo.
 Tanto per dire che c’è, ma che puoi anche rassegnarti a non afferrarlo con le parole. Lui sostiene che quando ci annoiamo di qualcosa che pure abbiamo conquistato con l’ec

Altro esempio

Hai voglia di mettere un po’ d’ordine tra le cose. Sperando che questo chiarisca la tua situazione.  Ma lo sai in anticipo che per quanto tu metta in chiaro non ce la farai mai.  

Il giardino delle ortensie

Una passeggiata nel parco. Dove il silenzio è musica.  Il canto degli uccelli. Pensieri come farfalle deliziose e l’ombra è colorata.   

Diventa un angelo

Ci sono un sacco di cose intriganti che incontriamo nel viaggio della vita. Certamente l’amore, sicuramente l’avventura, poi: la scoperta, la poesia, comporre musica, pensare ai figli, esprimersi, e tant’altro…
Forse la cosa meno eccitante è lavorare come un mulo per pagare le bollette, stare costantemente in guardia per non incorrere nei rischi, e pensare che sei così misero e limitato che non puoi respirare l’aria e il sole a pieni polmoni. Allora, io ti dico: siediti sul cesso e ascolta il cuore – dove altro troverai il tempo di pensare a te stesso? Allora, io ti dico: diventa un angelo. Stai pensando che non hai concluso niente in questi… quanti? 30, 40, 50 anni? O forse sei vicino ai 70? Forse stai pensando: ma come farò senza un compagno, una compagna? La sera, andando a letto da solo, senza il corpo caldo di un lui, di una lei, dove immergere il tuo bisogno di senso, sperando di trovarlo nel fondo dei buchi di cui la natura ti ha fornito.
Buchi umidi, caldi, che parlano di miste

La cresta del gallo

L’immaginazione è una navicella volante che ci permette di sfuggire alla forza di gravità dei dati di fatto. Il coraggio di immaginare è il permesso di pensare anche fuori dal già pensato. È il coraggio, dunque, di apparire stupidi agli occhi di chi ha il conoscere.
 Ma l’arte di immaginare è frutto di una lunga cura e appassionata. Noi, di solito, la chiamiamo poesia, o arte, quando è riuscita ad esprimersi bene.
Il carburante di questa passione è l’amore per la vita.    

L’antica arte di trovare la strada

Tristan Gooley, L’antica arte di trovare la strada, è una delle mie attuali letture. Si associa al gusto per le passeggiate meditative in aperta campagna o nei boschi. Non si tratta un semplice libro sul viaggio e sull'orientamento, ma di un'opera raffinata sull'osservazione della natura e sul piacere della sua scoperta. L'antica arte di trovare la strada attinge alla storia, alla scienza, al mito e al folclore per introdurci a un sapere prezioso e ancestrale: la capacità di viaggiare facendo ricorso esclusivamente ai segnali dell'ambiente che ci circonda. La «navigazione naturale» - il viaggio senza cartine, bussola o GPS - comporta una nuova visione del mondo, che mette in gioco tutti i cinque sensi. Per capire dove si è e qual è la direzione giusta; interpretare gli effetti di sole, vento e acqua; orientarsi ovunque, in campagna e in città, nei boschi e sul mare, nel deserto o sulla neve.
 Preciso nella descrizione scientifica ed evocativo nella divagazione lette

I giorni intermedi

La calma delle strade di campagna 
 è cosa ben gradita ai miei pensieri.  
La brezza della sera, che accompagna 
i  passi lenti lungo bei sentieri, 
 porta con sé la quiete che mi è cara 
 e i sogni che ho nel petto rende veri.  

Di là dal fiume

Mi piace guardare di là dal fiume. Non sono una che pensa che tutto sia possibile. Ma nemmeno una cui piaccia fissare limiti a priori irremovibili. Immagino che sia interessante lanciare i confini un pochino fuori casa, per esplorare sulla base delle proprie energie quanto si può avanzare. Ma senza questa frenesia di performance che oggi viene tanto predicata. E che trasforma qualsiasi esperienza gratuita di vita in un mezzo per guarire dalle “opinioni limitanti” e dal “disagio”.  Penso, per esempio, che l’Arte terapia può anche andare bene in certe situazioni, ma mi irrita che l’arte, al posto di un’esperienza vitale gradevole in sé e capace di stabilire relazioni tra affini, venga trasformata in strumento e mezzo terapeutico. Benché io abbia vissuto esperienze di malattia, non mi piace l’idea dilagante che siamo tutti così malati da aver bisogno di questa pletora di terapie che proliferano giorno dopo giorno.  E se facessimo queste cose, la musica, la pittura, la danza, la scrittura,

L'albero e il silenzio

Non uvoglio n Dio che parla la lingua nazionale e che emana un ordine sovrano. Ma l’oggetto oscuro del desiderio. L’obiettivo di una sete che ti abita, anzi: che ti costituisce. Che tu sei. E che cerchi a tentoni, divenendo consapevole della tua ignoranza proprio lungo l’itinerario glorioso dei tuoi fallimenti.    

Che ne dici?

Per fare le cose che la mente realizza in un istante, ci vuole una vita a muovere le gambe e usare le braccia. E tutto ciò avrà un senso, avrà un perché. O no? Ma sembra – lo dico per interpretare anche quello che altri avvertono – che a farsi tali domande vieni sospinto in un territorio proibito, dove presumere di trovare una risposta precisa sembra quasi una bestemmia. Eppure uno che scrive, che ama scrivere, è proprio in questo territorio proibito alle parole che vuole arrivare. Egli si sforza di trovare espressioni che alludano abbastanza a ciò che non si può dire, abbastanza da poter immaginare che sia stato detto lo stesso. E sono disposta a sostenere che la bravura di uno che scrive sta proprio in questo. Non di aver raccontato come ha portato l’annaffiatoio per dieci volte dal greto del torrente fino alle aiuole del suo giardino. Ma di aver evocato in quale altrove  riuscito a mettere il piede, mentre faceva quello. E questo lo capiscono bene tutti coloro che, facendo cose molt

Io e il mio doppio

Quando colgo i pensieri che arrivano, si creano le condizioni ideali perché succeda una cosa che mi accompagna generosamente da tempo immemorabile. Una sorta di magia che non smette di stupirmi. Si viene a creare come uno specchio dove io mi vedo, mi parlo e mi considero. Lì, nel gioco dello specchio, le cose vengono dette, si lasciano dire e vedere, tutto si appiana e arrivano le idee. Quelle idee tanto piacevoli che rischiarano il cammino. E alla fine ne vengo fuori rinnovata. E ciò che mi stupisce è constatare che io non sono un pezzo unico, ma che sono questo continuo colloquio con me stessa in cui mi sdoppio e vedo la me di me in quello specchio. La guardo, le parlo e mi faccio parlare. Quesa io che sta al di qua e quella me che sta di là sono una cosa sola, vivente, che dialoga in questo modo. Se una delle due parti scomparisse, penso che non sarei proprio per nulla. Il mio io può vivere e avere una storia proprio grazie a questa possibilità di avere una me. Io e il mio doppio si

Io lo faccio

C’è tutto il futuro che viene da est. È difficile immaginare cosa potrebbe arrivare. Ma noi abbiamo i nostri sogni e ci immaginiamo quelli.    

Riflessioni sui campi di battaglia

Quanto tempo avrò ancora da vivere? I segnali del tempo che passa li sento anch’io. Ma che vuol dire? Forse che è ora di rassegnarsi a cosa? Un cavolo! Voglio essere viva quando viene l’ora. Voglio che tutte le mie energie – quelle che sono a mia disposizione – siano per  gustare la vita. Che è straordinariamente ricca. E mi piace che ci siano molte più cose in agitazione di quelle che io riesco a digerire. Questo senso straordinario che la vita è sempre troppo.         CUSTOSA Berto Barbarani Tra campi vignadi, la strada maestra se slonga, se slarga fra verdi de sesa, la riva del monte, la gira de là. Coi brassi incrosadi, così, a la finestra, mi vedo l’Ossario, Custosa, la ciesa e penso a le guere del tempo che è stà... Zò in corte do vache tacade al versòro, vien drento dai campi col muso a la stala; l’è l’ora de çena, del dolse dormir; ah forsi ste bestie sul bel del lavoro j-à verto ’na testa, j-à roto una spala, de veci soldadi, che stenta a sparir!  

Le parole vogliono

 Il sole basso
e rosso,
 il caldo addosso
 un cane stanco che contempla un osso
 e io che posso
 con la mano lasca
 sollevar la frasca 
per vedere il volto
 che mi sorride
 spesso
 ed anche adesso.

Dance

Pensare e fare. Mi piace il pensiero. Preferisco i pensieri ai lunghi ragionamenti. E amo pensare saltando di palo in frasca, guidata da libere associazioni ed eventi casuali. È  questo il modo in cui avviene la mia ideazione delle cose. Non è un lavoro a tavolino è danza, per dare una forma bella alla vita!