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Visualizzazione dei post da settembre, 2020

La collina dove

  C’è una collina dove vado a pensare 
 a guardare la bellezza intorno  
ad ascoltare la gioia che dilaga. 

 Una collina dove i sogni lasciano i capelli, 
 aggrappati all’audacia di nuvole leggere, 
 per sorvolare senza nostalgie 
l’inesauribile mappa del possibile. 

Il salto quantico

I salti quantici avvengono. Tu ti eserciti, lavori, ci dai dentro, tutto sembra difficile, duro, faticoso, penoso, e tu continui. Poi, un bel giorno, tacchete! Succede. È successo così quando hai imparato ad andare in bicicletta, quando hai imparato a guidare, quando hai imparato a fare l’amore, quando hai imparato a recitare in pubblico, quando hai imparato a suonare il pianoforte, a discutere, a far fronte a un  fallimento. 
La logica sembra questa: si attraversa la prova da cima a fondo, senza fuggire, senza esimersi, senza difendersi. Poi, succede. Improvvisamente. E tutto cambia. Tutto quello che era difficile diventa facile. Fino alla prossima frontiera.   La mente precedente insegna a fuggire dalla pene della prova. Ma solo attraversandola puoi accedere alla mente successiva. Il salto quantico.

Animale

  Sono un animale: né buona né cattiva, ho solo fame. Mi cibo di sentimenti: li lecco, li divoro, li mangio e li espello con avidità e purezza. I sentimenti non conoscono o non dovrebbero conoscere pietà. Così dovrebbe essere. Per sempre.

Matilde diceva: 


 "La mia ricetta? Semplice: sognare a occhi aperti con fiducia illimitata, sfruttare ogni occasione che si presenta per seguire i sogni. Il primo risultato ce l'ho subito: una vitalità scatenata dentro. E quanto al resto, non credere che me ne stia imbambolata con la testa tra le nuvole. Sono piuttosto sveglia…”

Occhi che penetrano la distanza

Esiste l’Anima del Mondo – mi dissi – e la mia anima ne è un frammento. Mi posso lasciare guidare. Posso limitarmi a seguire.   I tuoi occhi dicono che ci sei e che c’è tutto quello che rende vivi.

Il silenzio di Dio

S ì, a quell’ora lì, Ernst, di solito, parlava con Dio.
 Beh, ad essere più corretti, si dovrebbe affermare che parlava a Dio. Dio, infatti, stava sempre zitto. Non riuscivi a tirargli fuori una parola che fosse una parola. Ma, di Dio, sappiamo niente e quindi ritorniamo ad Ernst. Quella sera era quasi fine settembre. Insomma, i primi segnali dell’autunno, con un immenso rimpianto per l’estate… – perché Ernst amava l’estate. Amava tutto dell’estate. Ma soprattutto, andare vestito leggero e stare quasi sempre scalzo. Amava che l’essudorazione traspirasse direttamente nell’aria, senza dover attraversare diversi strati di vestiti. Amava l’acqua del fiume dove si bagnava per rimescolare il sangue, e amava quel brulicare d’esistenze che osservava nei campi e lungo i sentieri di campagna. E tutto il resto: il canto delle cicale, i pomodori d’agosto, l’ombra delle pergole e il vino bianco freddo… e le ragazze vestite appena di petali colorati. … Quella sera, Ernst parlava a Di

L’essere è ciò che c’è

E arriva il tempo come un giardino, un parco immenso, straordinario, dove si va a leggere, a parlare, a innamorarsi, a progettare, a costruire nei discorsi e nelle libere relazioni le molteplici tracce e i rapidi abbozzi di possibili sentieri. L’intelligenza infinita della  natura e quella umana da poco risvegliata dialogano creativamente come mai, e il Dio passeggia lieto tra gli umani godendone i discorsi acerbi e generosi.  

Mille e una notte

Consapevole dei pericoli della notte, Sherazade inventava storie avvincenti che chiedevano ancora un giorno per soddisfare la curiosità.  E anche noi facciamo in quel modo: raccontandoci storie avvincenti riusciamo a superare la notte e a desiderare un altro giorno.  

Alberi fioriti

Quanta gioia in un albero fiorito! Un sogno, un pensiero invitante, quel respiro largo, l’orizzonte che si estendo sconfinato.  Quella sottile intensa energia che tiene acceso il corpo e sveglia la mente.  Che saltella come un ragazzino curioso.  Un gioco che ti fa dimenticare l’ora dei pasti.      

Dentro l'acquario

Questo è l'Altrove. Dunque c'è in qualche dimensione parallela e vicina. Incredibile. Non è possibile accettare a lungo un mondo a una sola dimensione.

Vivere nel sogno

Vivo nel Sogno, mentre i piedi camminano sulla terra. Vista da fuori faccio cose, mi sposto e traffico. Ma la mia vita vera, consapevole e sognante, è in una dimensione interiore, in una sorta di film dell’anima. Un doppio del mondo di terra, congruo col mio desiderio di senso. Vedo di più di quello che mi consentono gli occhi. E i miei sentimenti, i pensieri, i progetti, hanno origine tutti in quello spazio mentale dove si svolge la gran parte della mia esistenza. Ma quel mondo si volatilizzerebbe se le mie mani non toccassero e le gambe non marciassero. Il mondo di terra è l’ancora che rende il sogno reale. È la parola fisica che dice il mondo mentale. In quel mondo mi immagino esploratrice dell’essere, tentata di "sistemarmi" ad ogni porto raggiunto e poi rimessa in cammino dall’inquietudine del nomade. Pirata più che turista. Ho l’impressione che la mia vita sia un aperitivo. E mi attira la prospettiva di un pasto completo. Quasi sempre gli antipasti bastano

Il salto

Un salto. Vincere la gravità per un istante.  Il potere di volare, iniziando con la fantasia. L’immaginazione ci conferma che non siamo totalmente vincolati alla legge di gravità.      

Il Genius loci

I luoghi sono importanti per pensare e per diventare. I luoghi ti plasmano. Il prato dove vai a leggere e a raccogliere pensieri e le idee che ti sono saltate addosso durante la passeggiata. Oppure il tuo studio, con le finestre aperte. Il tuo studio dopo che hai fatto le pulizie. Dopo che hai tolto la polvere dietro i libri: quei batuffoli sconci che si aggrumano forse per le forze elettrostatiche. Questo luogo che ha tanti colori, una pianta e un paio di quadri alle pareti. Con il verso dei colombi proprio lì sopra. Ma anche l’area ristoro dell’Ikea, prima dell’ora pasti. Su quei tavoli vicino alla vetrata che dà sul parcheggio. O perché no? A un tavolo in uno dei ristori del centro commerciale, mentre la gente ti passa a fianco. Questa enorme fiumana di consumatori allettati dalle vetrine, o richiamati dai colori dell’area frutta e verdura.  I luoghi contribuiscono fortemente a modellare i nostri pensieri, come ci sentiamo e le idee che ci vengono in relazione alla nostra storia per

Bellezza

 Corteggio la Bellezza fin dal risveglio. 
Ne inspiro il profumo a fondo.
 Ne regalo a piene mani.

Nel cuore del bosco

Nel cuore del bosco mi venne in mente qualcosa che avevo letto sulla dendrocronologia. 
So, come sanno tutti, che gli anelli concentrici del tronco degli alberi indicano l’età della pianta. Mi pare che il primo a intuirlo fu Leonardo, il solito genio. 
 Ogni tanto leggo le cose di Tiziano Fratus che va alla ricerca degli alberi monumentali. La loro età è sbalorditiva. So di un Pinus Longaeva del Nevada, tagliato nel 1964 alla veneranda età di quasi 5.000 anni. E di un abete rosso scoperto in Svezia che dall’alto dei suoi 9.550 anni è il decano della vita sulla terra. È la stessa età della civiltà umana se si pensa che l’inizio dell’agricoltura viene fatta risalire a circa 10.000 anni fa. 
 Nel cuore del bosco mi guardo attorno immaginando che da qualche parte ci sia uno di questi vegliardi. Mi sorprende il loro silenzio sulle cose che hanno potuto osservare. Forse un giorno, con altre tecniche, potremo farli raccontare.  
E penso a quanto corta appare al confronto la mia

I poeti

I poeti hanno una spiccata tendenza a volare, a partire per un altrove…
Ma sanno che non possono staccarsi troppo da terra: diventerebbero solo aria. Quindi tengono i piedi a terra e si allungano, si protendono…  Alla fine dei conti stanno cercando di sollevare la terra stessa – attaccata ai loro piedi – un po’ più su!    

Quasi odore

Settembre. Mese obliquo. Giorni obliqui. Ore oblique. Minuti obliqui. Settembre è un piano inclinato. Dopo agosto – “il mese più freddo dell’anno” – una infinita, piatta, uniforme, gialla e sabbiosa landa desolata, a settembre tutto lievemente si inclina e tutto discende, tutto si dipana, si srotola, si slaccia: i raggi del sole, le ore di luce, le ombre, la temperatura, la pioggia, le foglie, i sapori, gli odori…   E le nuvole si abbassano, quasi come per cercare un contatto dopo essere state via per tanto tempo, sembra che dicano: ehi, siamo tornate! Guarda un po’ su! Le nuvole prendono forma, il cielo si popola, si anima… assumono le sembianze più strane, non si confondono, delineano i propri contorni, la propria personalità, sbuffano, si gonfiano, ma solo per chi le sa guardare.   Ed io, giù giù, in basso, annuso l’aria e la terra, coloro gli odori come un cane con il naso al vento, cerco di usare l’olfatto, un senso quasi atrofizzato nell’uomo, forse proprio perché racchiude la n

Dimensioni d’essere

Con chi parlo quando parlo da sola? Forse la vita è una persona.
 Se taccio e ascolto, mi sembra di sentirla.