Disse: Noi umani, siamo esseri d’immaginazione.
Il che, più o meno, voleva dire che i nostri comportamenti, quello che facciamo, e quello che speriamo, e quello che desideriamo, dipendono da idee e pensieri che abbiamo in testa.
In altri termini, il nostro mondo, la qualità della nostra vita, nasce dai pensieri che coltiviamo. In questo senso, tutto dipende alla mente. O dal pensiero.
Cioè, non è vero che viviamo immersi ottusamente nel mondo oggettivo. Ma alle cose che capitano, agli eventi, noi diamo la forma che immaginiamo nella testa.
E questa roba che avviene nella testa noi possiamo coltivarla. Ci possiamo mettere le mani sopra e dargli una forma, se vogliamo.
La qualità delle nostre esperienze, di quello che viviamo e di quello che facciamo, può essere generata dai pensieri che scegliamo di coltivare.
Penso al paradossale destino dell’uomo, questo essere effimero capace di creare cose che durano più di lui.
E penso che forse è un segno, questo, della sua vocazione a lavorare per la vita, oltre i propri recinti personali. E immagino che di qui derivi quella intensa soddisfazione che l'individuo prova quando allarga i rami del suo frutteto oltre la cinta dell’orto. Quando il suo albero produce frutti in abbondanza per chiunque passi sotto e ne voglia.
E penso che la vita sembra non vada a economia, non faccia i conti all'osso, e che butti a miglioni quando serve solo uno. E che il di più non è spreco ma abbondanza.
Ci vuole il concime giusto...
RispondiEliminache classe!
RispondiEliminawow.. che bel tramonto tra l'altro!
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