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Visualizzazione dei post da febbraio, 2021

Punti di svolta

La pace e la tranquillità le voglio dopo la morte. Ora preferisco darci dentro ed emozionarmi e meravigliarmi e soffrire ed esultare e trafficare con le mani nella pasta del mondo, e aprire un varco nella siepe perché quello che porto dentro venga alla luce, e arrivare stanca la sera. La pace che apprezzo e il silenzio sono quelli che abitano gli interstizi tra una parola e l’altra, tra un’azione e l’altra. Quei silenzi significativi che fanno corpo con le note stesse della melodia, dove le energie si ricreano e il significato ha tempo di venire a galla. Come nel disegno – gli spazi vuoti che delimitano il pieno e fanno tutt’uno con esso.    

La potenza delle idee

Sono le erbacce che riportano in vita luoghi abbandonati, distrutti, maltrattati e calpestati...

Nuovo

E c’è il momento della libertà ritrovata. Certo, dopo scossoni e dolori lancinanti dell’anima. Un tuono che erompe dalla terra e che prima fa tremare di terrore e poi riapre l’orizzonte. l corpo, sì, il corpo raccoglie per primo il desiderio di vita che rigenera. E incomincia a bruciare lo scorie che lo appesantivano. E prepara all’anima il vascello per le nuove esplorazioni. E nuovi volti popolano i villaggi. Donne che escono misteriose e seducenti fuori dell’ombra di capanne di paglia. Dentature smaglianti e occhi che bruciano nell’umidità del desiderio. E bambini dallo sguardo ingrandito dalla meraviglia. E vecchi alleggeriti dal grande carico d’umanità assimilata nel tempo. E tempi senza tempo, in primavere ricorrenti. Egli diceva: hai in dono una straordinaria capacità di rigenerazione. E sentiva la fierezza e la gloria di essere al mondo. E lo spirito d’avventura, e l’indipendenza conquistata dalla grande gabbia di polli e conigli d’allevamento che popolano la terra, e la certezz

Volere tutta la vita

E VIAGGIARE E VEDERE E RACCONTARE E GUSTARE E RESPIRARE E TROVARE E ESSERE TROVATI.

Bulimia?

Vi racconto questo.  Col procedere dell’età mi si rivela sempre più chiaramente un limite che di fatto ho sempre avuto e che a lungo ho fatto volentieri finta di non avere. Lo chiamerei un limite di assimilazione dell’esperienza. In qualche modo è collegato alla fretta di vivere le cose. È un po’ come  nel mangiare. Voglio dire che la mia capacità di assimilare l’esperienza, e quindi di viverla, ha dei limiti ben precisi. Ignorare questa circostanza ha coinciso con il tentativo di vivere non la mia vita ma quella di qualche altro modello ideale, più capace di me. E di scivolare inevitabilmente sulla superficie delle cose. Di fatto non sono capace di gestire situazioni troppo complesse. Posso essere indaffarata, ma le cose non entrano dentro. Non nutrono. Ho scoperto col tempo che rallentare e aderire alla situazione più vicina e accessibile mi consentiva di digerire le cose molto meglio e di assimilare meglio e di vivere con maggiore intensità. Il mondo in cui affondano le nostre radic

Ti voglio bene

Vivere sulla terra è un dormiveglia. La mente è nell’empireo, tra le idee platoniche. Ma è qui che tutto avviene. È qui che traffichi e lavori e ti dai da fare. Ma tutte queste cose non sono una fogna perché hai un cielo in cui i desideri dell’anima guardano. Cerca prima il regno dei cieli e tutto il resto ti sarà dato! Una bella sfida, non è vero. Ma non è qui il fascino dell’incanto? Fai alcune mosse con le mani e dal cilindro esce il coniglio.

L'amico immaginario

Lo ricordi? A sette anni avevi un amico immaginario. Milo, si chiamava. Che era un amico immaginario te lo disse Franca, l’amica di tua madre, che studiava psicologia all’università. Lei intendeva, per “immaginario”, che non esisteva davvero. Ma Milo ti ha tenuto compagnia per anni e ancora chiede di te, dopo che vi siete separati. Lui ti svelava molte cose e sapeva quasi tutto quello che tu gli chiedevi. E quando non lo sapeva, sapeva di non saperlo. E te lo diceva.    

Incontrare

  Il mondo delle piante mi regala metafore intense che diventano le parole con cui si esprimono i miei sogni.

I piedi all'aria

Ma dove cavolo credi di andare se sei sempre così negativo?
 Ma guardati. Hai due mani e due piedi, hai due occhi che possono ammirare la vita, e scommetto che hai quelle due o tre doti particolari che ti consentono di fare meglio d’altri alcune cose. E stai lì ad inchiodarti perché lui ti ha lasciato, o perché si devono fare i curricula in formato europeo? O perché il mercato del lavoro non ti offre più posti fissi e garantiti? Dai, mettiti con i piedi all’aria, di schiena, tu hai un tuo sogno, tiralo fuori. È la tua bussola. Poi smettila di compatirti, usa le tue risorse e provaci. Di fame è difficile che tu muoia – ma se anche fosse? Hai la tua bella avventura da vivere. Troverai sempre un modo per avere energie nel corpo e nell’anima. A volte basta poco, camminare, dormire, mangiare in modo adeguato… Insomma quelle cose che vengono da sole se ti prendi cura di te. E butta dalla finestra quest’abitudine a fare bilanci negativi.

Filastrocca della navicella rossa.

La navicella rossa 
un giorno benedetto 
 si diede una mossa 
e uscì da sotto il tetto.   
Lieve era la brezza  
e dispiegò la vela,  
come una carezza 
 sulla sua rossa tela. 
 S’avventurò nel mare 
 con gran trepidazione 
 sperando di trovare  
la sua soddisfazione.  Giallo nel cielo il sole, 
 vinaccia intensa il mare,
 la navicella ondeggia 
 e sogna di volare. 
 Col vento e con i remi  
procede nel futuro 
 e allora perché tremi? 
 Non c’è davanti un muro  
che possa ostacolare 
 l’istinto esploratore. 
 Ti basti di ascoltare  
il canto dell’amore.

Ciò di cui non si parla

E quello che resta nascosto?
 Ciò di cui non si parla, ma che si muove da solo nei nostri discorsi?
 Non credi che meriti di venire alla luce?

Prendere una decisione

Oggi le conversioni – a mio parere – sono molto attuali.
La gente sente che deve cambiare. Molti sentono l’urgenza di un cambiamento. C’è un’inquietudine serpeggiante nel nostro mondo di benessere e opulenza. Come se il male più diffuso fosse una sorta di vita senza senso. In cui si è portati dalle cose, dalle mode, dalla pubblicità, dalle opinioni più diffuse. Si mangia tanto, si possiedono molte cose, si va in vacanze che solo i re di un tempo si potevano permettere, ma… Come se l’io si fosse smarrito. O avesse smarrito quella consistenza che consente di riconoscersi senza esitazione. E la conversione consisterebbe, in prima istanza, nel diventare un io per davvero. Nel diventare, come dicono alcuni guru, padroni del proprio destino.    

Pene d’amore e talenti

Di nuovo sulla strada. Cammino adagio ma le mie gambe vogliono ancora andare. Il mondo è grande e invitante. Vedere, sentire, gustare e conoscere. Man mano che il mondo entra dentro di me il mio nucleo si allarga, il respiro si allarga, lo sguardo si allarga. L'ignoranza non mi fa paura, la capacità di ammirare si sviluppa. Sono invasa e stordita dalla bellezza. Affamata di senso. Inquieta per amore. Felice e terribilmente inappagata. Mancanza e pienezza dentro di me sono strette in una danza vorticosa.  Il piacere è spesso doloroso.    

Terra e cielo

Forse quest’universo immenso, dove la luce delle stelle ci mette milioni di anni luce a trovare i nostri occhi, è semplicemente lo spazio che un giorno visiteremo, spostandoci da una galassia all’altra. Forse è là il nostro destino. 

Pensavo questo mentre mi spostavo verso il lago, per riflettere un po’ all’aperto.  

Ognuno di noi da piccolo viveva in un mondo molto stretto, e pensava con categorie il cui presupposto era che quel piccolo mondo fosse tutto il mondo. 

Questa è la storia della civiltà umana e della cultura. Della scienza, del sapere e della consapevolezza. Per un certo lasso di tempo si pensa che quello che abbiamo visto sia tutto il mondo e ci si concentra sulla cura dell’esistente. Ma poi succede qualcosa, un incontro, un viaggio, un evento, che ci apre l’orizzonte e ci fa scoprire che il mondo umano è più vasto e il pensiero cerca di adeguarsi alla nuova dimensione. 

Succede anche che quando il mondo si allarga davanti ai nostri occhi i vecchi problemi

Una questione di sguardo

E mi domando: E se il cosiddetto “realismo” ci avesse sottratto dal nostro vero mondo? Se il cosiddetto “realismo” fosse una sorta di incantesimo che ci chiude gli occhi e imprigiona l’immenso potere della nostra fantasia?    

Selvaggia speranza

Amo gli arbusti di ginestra. Trovo in essi una vitalità selvaggia, capace di resistere ad ogni assalto del meteo, degli animali, degli umani. Capace di rinascere dopo ogni insulto e di affermarsi sul territorio con la ruvida, splendente, creatività delle loro forme. Amo il loro carattere anarchico, insofferente dei giardini e delle serre. Barbari amanti della vita nomade, che si attrezzano per adattarsi dovunque. C’è in essi un’innocenza primitiva che commuove e nutre la speranza che la vita proceda comunque, togliendo alla morte la pretesa di essere la parola finale.