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La teoria del residuo

Cos’era in gioco? 
Di cosa stavamo parlando? 
Cos’è che uno cercava quando decideva di troncare una lunga relazione, ormai priva di vita?
 O quando cambiava lavoro, o decideva di mettersi in proprio?
 Non era solo l’eccitazione della passione, o il desiderio di fare fortuna…
C’era qualcos’altro che sfuggiva sempre di mano, quando sembrava di esserci proprio sopra.

Cos’è che accende lo sguardo dei ragazzi quando dicono che fanno un sacco di casino? 
E cosa ti accende in quel modo quando racconti di quella volta che…?

Il mio amico Diego ha inventato una sorta di teoria. La chiama la Teoria del Residuo.

Lui sostiene che nel nostro desiderio è contenuto molto di più di ciò che riusciamo a definire come l’oggetto del desiderare. Questo di più, che sfugge alla definizione dell’oggetto del desiderio, lui lo chiama Residuo.
 Tanto per dire che c’è, ma che puoi anche rassegnarti a non afferrarlo con le parole.

Lui sostiene che quando ci annoiamo di qualcosa che pure abbiamo conquistato con l’eccitazione della passione, è il Residuo che fa capolino. Come se ci dicesse: fuochino, fuochino! Ci sei vicino, ma non era questo. Ed è in questo modo che ci rimette in moto. E ricominciamo daccapo…

Il residuo è dunque l’Oggetto Oscuro del Desiderio. Ciò che cerchiamo quando cerchiamo tutte le altre cose che diciamo di cercare.
 E sarebbe proprio per questa differenza tra il residuo e gli oggetti desiderati che quando li raggiungiamo, dopo un po’, tutto si sgonfia. E a volte riusciamo perfino a tormentarci l’animo.

Ma è anche per questa distinzione, che sarà oscura, ma non è del tutto inconsapevole, che avviene una sorta di miracolo. Avviene che, inseguendo un oggetto del desiderio, riusciamo a trovare tante altre cose, e un orizzonte più vasto, che amplia, allarga la stessa portata del desiderare…


 




Commenti

  1. Molto bella questa cosa di allargare gli orizzonti proprio quando cerchiamo di restringerli ad un obiettivo solo. La follia è una grande saggezza, per fortuna

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