Quando colgo i pensieri che arrivano, si creano le condizioni ideali perché succeda una cosa che mi accompagna generosamente da tempo immemorabile.
Una sorta di magia che non smette di stupirmi. Si viene a creare come uno specchio dove io mi vedo, mi parlo e mi considero. Lì, nel gioco dello specchio, le cose vengono dette, si lasciano dire e vedere, tutto si appiana e arrivano le idee. Quelle idee tanto piacevoli che rischiarano il cammino. E alla fine ne vengo fuori rinnovata.
E ciò che mi stupisce è constatare che io non sono un pezzo unico, ma che sono questo continuo colloquio con me stessa in cui mi sdoppio e vedo la me di me in quello specchio. La guardo, le parlo e mi faccio parlare.
Quesa io che sta al di qua e quella me che sta di là sono una cosa sola, vivente, che dialoga in questo modo. Se una delle due parti scomparisse, penso che non sarei proprio per nulla. Il mio io può vivere e avere una storia proprio grazie a questa possibilità di avere una me.
Io e il mio doppio siamo una cosa sola. La voglio sfruttare fino in fondo questa opportunità.
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