Tristan Gooley, L’antica arte di trovare la strada, è una delle mie attuali letture. Si associa al gusto per le passeggiate meditative in aperta campagna o nei boschi. Non si tratta un semplice libro sul viaggio e sull'orientamento, ma di un'opera raffinata sull'osservazione della natura e sul piacere della sua scoperta. L'antica arte di trovare la strada attinge alla storia, alla scienza, al mito e al folclore per introdurci a un sapere prezioso e ancestrale: la capacità di viaggiare facendo ricorso esclusivamente ai segnali dell'ambiente che ci circonda. La «navigazione naturale» - il viaggio senza cartine, bussola o GPS - comporta una nuova visione del mondo, che mette in gioco tutti i cinque sensi. Per capire dove si è e qual è la direzione giusta; interpretare gli effetti di sole, vento e acqua; orientarsi ovunque, in campagna e in città, nei boschi e sul mare, nel deserto o sulla neve. Preciso nella descrizione scientifica ed evocativo nella divagazione letteraria, Gooley ci rivela come un viaggio, o anche una semplice passeggiata, possa trasformarsi in un'avvincente esperienza fisica e mentale. Informazioni, notizie e suggerimenti per ritrovare le sensazioni dei grandi esploratori del passato e imparare a orientarsi come un tuareg nel deserto, un eschimese sui ghiacci o un marinaio polinesiano nel Pacifico.
Una volta mi bastava leggere tre quotidiani al giorno per avere la certezza, o quasi, di essere in contatto con la realtà. Oggi è piuttosto diverso. Sono disincantata. C’è tanta televisione, tanto internet, tante immagini. Nell’epoca ingenua le immagini dovevano mostrare la realtà, poi hanno finito per chiarire che mostravano innanzitutto se stesse. E forse è proprio quello che devono fare. Alla fine dobbiamo liberarci dall’idea che le immagini, ma anche le parole, mostrino qualcosa che si chiama realtà. Le nostre parole (e le nostre immagini) non mostrano: costruiscono la nostra realtà. La vecchia “realtà” è diventata “la cosa”. Ed è come se “la cosa” fosse lì, perennemente disponibile a mettersi in posa per noi. Apparentemente sotto la nostra direzione – poi è da vedere. “La cosa” è una miriade di comparse disponibili alla lavorazione del nostro film. Rovesciamento: non viviamo più nel mondo delle cose: tendiamo a vivere nel film costruito da noi. La realtà dunque non è ...
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