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Visualizzazione dei post da ottobre, 2021

Accado

Tutto scorre ma io sto ferma. In silenzio ascolto dentro di me. E lascio che quel che sento mi guidi. Così riprendo il cammino. Senza preoccupazione. Solo il desiderio. Non le voglie, il desiderio. E lascio che il desiderio mi guidi. E tutto accade. Io stessa accado. Piena di meraviglia.    

Coltivarsi

Ho voluto riportare il termine cultura all’atto del coltivarsi. L’ho spostato intenzionalmente dalla considerazione del grande patrimonio di prodotti d’arte e di pensiero cui possiamo accedere, all’azione in atto, che è espressione della cura di sé. 
Un tempo si poteva parlare di una persona colta, che si era coltivata. Oggi è necessario parlare della persona che si coltiva, che si esercita, che sviluppa talenti, che si prende cura di sé in ogni aspetto, sviluppando le proprie capacità. E la cura di sé non dovrebbe finire mai. Non si dovrebbe mai dire: “Oramai a che serve?”.    

Anche altre ipotesi

Due dimensioni parallele abitano l’esistenza e i momenti magici sono quando si sposano. Sono gli spazi del senso, della bellezza, della verità, dell’amore.  Il paradiso che godiamo, perdiamo e ritroviamo.    

È una mia decisione

 – Guarda la luna. È per tutti, ma si rivolge a te, come se fossi l’unico. L’universo è così. Indica a te che sei il centro del modo. Tocca a te inventare il tuo mondo. Non attendere le stelle, o l’oroscopo. Non attendere più. Non hai fatto che attendere. Ora basta. Non attendere. Decidi. Prenditi cura della tua vita. Abbi fiducia. La luna ti suggerisce di aver fiducia. Credi che la luna parli a te. Che gli eventi siano rivolti a te. Che tutto quello che ti capita sia un dono per te. Smettila di lottare con gli eventi, con l’esistente. Immagina che ciò che avviene sia Dio stesso, il tuo Dio. E che tu possa fare il mondo a modo tuo. Questa fiducia è la base di tutto. La fiducia: che puoi immaginare il tuo mondo. La decisione: che dipende da te portare bellezza e senso. Abbi cura di te. Perché l’universo ha il dito puntato su di te. Tu sei la cosa più importante. Sii all’altezza. Non aspettare più. Deciditi. Prenditi cura. Il resto verrà da sé.

Nel dubbio

È molto probabile che sia un po’ fuori di testa. Ma non sono in grado di valutare. Dovrei essere, infatti, contemporaneamente anche “normale”, ma come?    

Filastrocca della parola

La parola è assai curiosa
 Benché ognuno l'abbia in bocca
 Non è vero che dia il gusto
 Di ogni cosa che si tocca.  E anche quando hai già imparato
 Quasi tutto il dizionario
 Non solleva sulle cose 
Lo spessore del sipario. Ma conserva la promessa
 Per chi l'ama veramente
 Di una splendida avventura
 Di chiarezza per la mente. A me piace la parola
 E mi garba investigare
 Tutto quello di curioso
 Che con essa si può fare.    

Prova solo a immaginarlo

Il parco. l parco era il suo pensatoio. E il pensiero era la mente stessa del mondo.   E quello che nasceva lì scaturiva da un irresistibile sentimento della bellezza del vivere. Lavorare per fare della terra un giardino era il grande obiettivo. Bisognava allargare la conoscenza, era necessario studiare, progettare, inventare, con un orizzonte grande come il cosmo. La musica era la colonna sonora del lavoro.  E il lavoro era amore.  

Giochi

Mi sembra logico e giustificato che la parola, la scrittura, la usi soprattutto per cercare di mettermi nella giusta direzione, nella buona disposizione. E questa sarebbe, secondo i miei presupposti o pregiudizi, energica disposizione a creare vitalità in me e nelle cose che faccio, per alimentare la vitalità gioiosa del mondo che riesco a toccare.
 Di fatto alcuni giorni di tristezza mi mettono duramente alla prova. Dentro questo corpo, c’è ancora una bambina che salta e gesticola, felice di partecipare al grande gioco della vita. E quella bambina sta aspettando con fiducia il momento della guarigione.    

Anima

L’anima non è sempre con me. Ma spesso mi visita nei miei soliloqui.  E so che quando parlo con lei io parlo con tutti.    

Prediche

Mi trovo, come tutti, invischiata in schemi d’interpretazione e comportamento che vengono dal passato. Ma sento il bisogno di esser io e di aprirmi una strada autonoma e sensata. Dotata di valore. Valore sentito.
 Le prediche che vengono dal passato mi sembrano prigioni.  Catone il Censore non è tra i miei idoli. 
 La guida, allora, è dentro: il sogno e la consapevolezza. E la coscienza.  
 E la necessità (e il desiderio) di esplorare, tentare, scommettere.  Per la gioia di essere al mondo.
 C’è chi studia il mondo – e io gliene sono grata. E c’è chi studia se stesso - e io sono di questi.
 Io credo nella vita che va avanti. E faccio la mia parte. Senza ascoltare prediche.    

Spazio

L’aeroplano vola nel pomeriggio svogliato; e non dà l’impressione di voler atterrare: certo, scende d’un po’, ma (subito!) riprende la quota. Allora, io guardo laggiù, nel fondo: sotto al cielo, tra il verde e le colline, ci sono due uomini in piedi, con indosso impermeabili chiari, benché non guizzi nemmeno una pulce assetata di pioggia. Sono professionisti, quei due: fanno il sopralluogo del campo là in fondo, inclinato a piombo sul lago. Ieri, il campo garriva del mais alto ormai già maturo. Oggi, invece, eccola lì, la terra: ridotta a creta arsa, a mondo non ancora in uso: a niente, cioè. Fermi in piedi dentro lo spazio d’abisso, i due hanno intorno illimitato silenzio, e bisbigliano senza suoni. Quei due non possono neanche più captare l’aereo volante. D’un tratto, salta fuori un cellulare, uno dei due mi chiama: - È una soffitta del tempo - mi dice - Non credo che decideremo d’uscirne -.

Cambiamenti

Come tutti mi sento un po’ imbranata di fronte al cambiamento, ma preferisco l’avventura dell’apprendere alla nostalgia del passato.    

Solitudine

Io sono una solitaria che sta bene in compagnia.
 La solitudine è sempre stata per me una risorsa.  Il luogo dove potevo incontrare me stessa ed esercitare quella cosa strana che alcuni chiamano “essere connessi”.
 Paradossalmente, è proprio dal mio modo di vivere la solitudine che si crea in me una bella apertura agli altri.
 Inoltre, è nella solitudine che io trovo la fonte di quel poco di creatività che riesco esprimere.
 E allora mi sento di sottoscrivere il vecchio adagio latino:   Beata solitudo, sola beatitudo        

Rose

Dei boccioli di rosa durante la passeggiata. 
 L’intensità di una passione, 
 di una ricerca, di un viaggio, 
 di un progetto, 
 di un amore. Dei boccioli rosa,  
calore sufficiente alla mattinata autunnale.
 E il lavoro su di me, sul mio spirito, sulla mia immaginazione.
 E il camminare attenta, macchina fotografica alla mano.
 Il verso sgraziato di un fagiano. 
 Una grande pozza d’acqua. 
 Gli spunzoni di steli dopo la trebbiatura del mais,
 allineati come soldatini obbedienti dalla testa mozzata.
 Ogni dettaglio era parola in un discorso allusivo.
 Il disegno di una trama.

Domande

Ci sono altri occhi dentro il mio corpo? Occhi senza retina, pupille, cristallino? O si tratta piuttosto di un suono, di una musica? O di un sapore?