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Colloquio del mattino

Alla fermata del pullman, tutte le mattine. 


Lui studiava al Conservatorio e lei all’Università di Infermieristica. 

Lui era innamorato della musica e le raccontava l’impegno serio con cui studiava composizione. Aveva grandi sogni. Le diceva che la musica gli aveva salvato la vita. Quando suonava, o scriveva la musica, gli sembrava di non esistere neppure… 

Lei pensava alla cura dei corpi, agli aspetti umani della cura, alla fiducia, al parlare, all’ambiente di cura. Era entusiasta. Sentiva che quel ruolo era il suo. Che gli derivava da suo essere donna. La cura e la relazione, questo era il suo mondo. 

Aveva grandi aspettative…

 





 



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All’inizio lo specchio era solo uno specchio. Ma aveva già tutto il mistero e il potere dello specchio. Guardarsi allo specchio non andava senza conseguenze. Il mito di Narciso ne è la testimonianza. Lo specchio poteva servire per controllarsi, per un esame di coscienza, per correggersi, per un sano amor proprio… oppure poteva produrre quell’incanto, quella malia che l’innamoramento della propria immagine mette in scena e che può portare a smarrire se stessi, la realtà e a inquinare i rapporti con il mondo e le persone.      

Il mio presente

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Mettere ali

 Uscirò dal guscio, che prima protegge ma poi imprigiona, e metterò le ali.