Passa ai contenuti principali

Straordinario

Forse l’universo ama giocare.
Una persona audace ama mettersi in gioco.
Chi dice di non avere sogni li ha solo dimenticati.

 




 

Commenti

  1. Una notte sul mare il ragazzino chiese al padre: “Papà ma il cielo è dipinto?”. Ed il padre rispose puntando il dito in alto, “Vedi quella stella? Si chiama Alpha Centauri. E’ tanto lontana…”. Il ragazzino ci pensò sopra per settimane.

    RispondiElimina
  2. sei una poetessa nata!

    RispondiElimina
  3. il giallo è decisamente il colore dell'anno!

    RispondiElimina
  4. sei fenomenale!

    RispondiElimina
  5. Sei deliziosa con quella mis

    RispondiElimina

Posta un commento

Post popolari in questo blog

Effimero e durevole

Penso al paradossale destino dell’uomo, questo essere effimero capace di creare cose che durano più di lui. 

 E penso che forse è un segno, questo, della sua vocazione a lavorare per la vita, oltre i propri recinti personali. E immagino che di qui derivi quella intensa soddisfazione che l'individuo prova quando allarga i rami del suo frutteto oltre la cinta dell’orto. Quando il suo albero produce frutti in abbondanza per chiunque passi sotto e ne voglia.  

E penso che la vita sembra non vada a economia, non faccia i conti all'osso, e che butti a miglioni quando serve solo uno.  E che il di più non è spreco ma abbondanza.       

Riflessioni sui campi di battaglia

Quanto tempo avrò ancora da vivere? I segnali del tempo che passa li sento anch’io. Ma che vuol dire? Forse che è ora di rassegnarsi a cosa? Un cavolo! Voglio essere viva quando viene l’ora. Voglio che tutte le mie energie – quelle che sono a mia disposizione – siano per  gustare la vita. Che è straordinariamente ricca. E mi piace che ci siano molte più cose in agitazione di quelle che io riesco a digerire. Questo senso straordinario che la vita è sempre troppo.         CUSTOSA Berto Barbarani Tra campi vignadi, la strada maestra se slonga, se slarga fra verdi de sesa, la riva del monte, la gira de là. Coi brassi incrosadi, così, a la finestra, mi vedo l’Ossario, Custosa, la ciesa e penso a le guere del tempo che è stà... Zò in corte do vache tacade al versòro, vien drento dai campi col muso a la stala; l’è l’ora de çena, del dolse dormir; ah forsi ste bestie sul bel del lavoro j-à verto ’na testa, j-à roto una spala, de veci soldadi, che stenta a...

Euforia

La ragionevolezza con cui sono stata formata dalla scuola dice che per ottenere un certo risultato bisogna mettere in fila le condizioni che lo produrranno. Insomma prima le cause e poi gli effetti.
 La follia creativa rovescia questa logica dando soddisfazione al desiderio: prima l’effetto e poi le cause arriveranno.
 È un po’ il ritorno a quella che una volta gli psicologi chiamavano onnipotenza del desiderio attribuendola ai bambini. Le cose si realizzano semplicemente perché le desideri.
 Il desiderio immagina, vede il risultato finale, ci entra dentro e ci risiede. E tutto si allinea.
 Si tratta di una scommessa.
 E tu sei subito felice.
 E ti aspetti che la gioia generi le sue cause.