Penso al paradossale destino dell’uomo, questo essere effimero capace di creare cose che durano più di lui.
E penso che forse è un segno, questo, della sua vocazione a lavorare per la vita, oltre i propri recinti personali. E immagino che di qui derivi quella intensa soddisfazione che l'individuo prova quando allarga i rami del suo frutteto oltre la cinta dell’orto. Quando il suo albero produce frutti in abbondanza per chiunque passi sotto e ne voglia.
E penso che la vita sembra non vada a economia, non faccia i conti all'osso, e che butti a miglioni quando serve solo uno. E che il di più non è spreco ma abbondanza.
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RispondiEliminaSempre delicatamente delizioso. Complimenti
RispondiEliminaFoto audace
RispondiEliminasei magrissima, mi piace lo spazio che hai in mezzo alle gambe...
RispondiEliminaComplimenti al fotografo. Scatto davvero indicato.
RispondiEliminaIl mio abbraccio
Maurizio
Bisogna riflettere su quanto la fotografia illustri la frase.
RispondiEliminasei te massiccia in questa foto e un po enigmatica
RispondiEliminaMa poi non lo facessi più, mi pare
RispondiElimina😀
Ciao poetessa di immagini e parole