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Qualcosa che ci si aspetta

Mi aspetto qualcosa, vero?


Tutto è un dono. Nel senso che ho le mani, ho le gambe, e forse anche qualcosa che assomiglia a un talento. So fotografare, so scrivere, parlare, vorrei imparare a suonare. Voglio proprio imparare a suonare. È troppo bello.

Mi dico che  è successo questo, io sono viva, ho le mani, le gambe, il cuore che batte e ho dei sentimenti. 

Tutte queste cose non le  mica fatte io. È tutto una specie di dono, come dicono quelli che sanno parlare: tutto è Grazia. È tutto gratis.


E, nello stesso tempo, ci si aspetta qualcosa. Qualcosa avverrà? Qualcosa deve avvenire. 





 


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Sguardo di fuoco

Esci presto il mattino e lungo la strada ti avvii. Incendi le nuvole d’incanti, spalanchi voragini nell’umida terra che ti brama. Vibra l’aria d’intorno e in risonanza tremano i colli.   Chi e dove accordò quello sguardo di fuoco in sintonia con le meccaniche celesti? Amo i tuoi passi sulle foglie che cantano. Un sortilegio, il profumo di muschio che ti segue.      

Specchio delle mie brame

All’inizio lo specchio era solo uno specchio. Ma aveva già tutto il mistero e il potere dello specchio. Guardarsi allo specchio non andava senza conseguenze. Il mito di Narciso ne è la testimonianza. Lo specchio poteva servire per controllarsi, per un esame di coscienza, per correggersi, per un sano amor proprio… oppure poteva produrre quell’incanto, quella malia che l’innamoramento della propria immagine mette in scena e che può portare a smarrire se stessi, la realtà e a inquinare i rapporti con il mondo e le persone.      

Scorrere leggeri

Non eravamo noi a provare l’amore, ma era l’amore che aveva preso noi e ci trascinava per territori nuovi. E volevamo essere leggeri. Sapevamo che dovevamo camminare agili e veloci per i sentieri che il tempo ci portava. Dovevamo avere avere gambe agili e piedi robusti. E braccia pronte ad afferrare i rami. E a nuotare nel mare della vita.