Abbiamo fame di colore e di gesti rapidi, espressivi, che raggiungano il cuore delle cose. Che inchiodino il senso del viaggio nel fondale imperturbabile dello sguardo interiore, mentre tutto fluisce rapido. Siamo destinati tutti a diventare navigatori in una società liquida. Saranno i nostri diari di bordo a testimoniare un’esistenza troppo veloce.
Penso al paradossale destino dell’uomo, questo essere effimero capace di creare cose che durano più di lui.
E penso che forse è un segno, questo, della sua vocazione a lavorare per la vita, oltre i propri recinti personali. E immagino che di qui derivi quella intensa soddisfazione che l'individuo prova quando allarga i rami del suo frutteto oltre la cinta dell’orto. Quando il suo albero produce frutti in abbondanza per chiunque passi sotto e ne voglia.
E penso che la vita sembra non vada a economia, non faccia i conti all'osso, e che butti a miglioni quando serve solo uno. E che il di più non è spreco ma abbondanza.
Vivere lenti per godersi il paesaggio
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