Attraversata dal tempo,
sento l’immensità
di un mondo cui non posso
volgere lo sguardo senza inciampare
nella meraviglia.
Ed io che sono?, mi domando,
e subito fuggo via dall’abisso di un simile quesito
e mi piego, rapita, sul tarassaco dentato,
che conosco, sulla piantagine maggiore,
che allarga le sue vele generose
e sul luppolo che tenero si arrampica
tra i rami di un bosso rigoglioso.
Errante in questo sogno antico,
invento le mie favole, a piacere,
con l’aiuto benevolo e garbato
di una piccola matita.
Bellissimi posti
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