Mia
madre guardava la televisione. Le piacevano le storie romantiche. Si
commuoveva ed era totalmente presa. Poi, quando la puntata era finita,
si alzava e rientrava nella sua vita di routine, dove (io lo sapevo) era
infelice.
Ero solo un a
ragazzina, ma credo di aver cominciato da allora a capire che non mi
sarebbe bastato l’intrattenimento televisivo come nutrimento delle mie
emozioni: avrei ricercato attivamente una mia storia reale interessante,
appassionata, significativa.
Vieni, questa sera, con i tuoi piedini che suonano la tromba delle scale. Entra nell’abbraccio della mia casa. Aprirò la finestra e ti farò l’amore accarezzato dal vento delle stelle. Assaporerò i tuoi seni come pesche di vigna e le mie mani navigheranno sulle onde dell’oceano di dolcezza che tu sei. Cercherò le favole in mezzo ai tuoi capelli e respirerò la tua anima nel tuo respiro. Le mie reni sono sature di libidine di vita e le mani anelano a sollevare ogni velo. Tu sei la vita succulenta. E, benché ebbro, stordito e confuso dal nettare che trasuda la tua pelle, io sono io, pienamente consapevole, pieno, tondo, intenso e sano. E tu sei tu, lunare e luminosa.
Non vivere mai il reale come un afiction, i piedi stanno per terra.
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