Vieni, questa sera, con i tuoi piedini che suonano la tromba delle scale. Entra nell’abbraccio
della mia casa. Aprirò la finestra e ti farò l’amore accarezzato dal
vento delle stelle. Assaporerò i tuoi seni come pesche di vigna e le mie
mani navigheranno sulle onde dell’oceano di dolcezza che tu sei.
Cercherò le favole in mezzo ai tuoi capelli e respirerò la tua anima nel
tuo respiro.
Le mie reni
sono sature di libidine di vita e le mani anelano a sollevare ogni velo.
Tu sei la vita succulenta. E, benché ebbro, stordito e confuso dal
nettare che trasuda la tua pelle, io sono io, pienamente consapevole,
pieno, tondo, intenso e sano. E tu sei tu, lunare e luminosa.
Una volta mi bastava leggere tre quotidiani al giorno per avere la certezza, o quasi, di essere in contatto con la realtà. Oggi è piuttosto diverso. Sono disincantata. C’è tanta televisione, tanto internet, tante immagini. Nell’epoca ingenua le immagini dovevano mostrare la realtà, poi hanno finito per chiarire che mostravano innanzitutto se stesse. E forse è proprio quello che devono fare. Alla fine dobbiamo liberarci dall’idea che le immagini, ma anche le parole, mostrino qualcosa che si chiama realtà. Le nostre parole (e le nostre immagini) non mostrano: costruiscono la nostra realtà. La vecchia “realtà” è diventata “la cosa”. Ed è come se “la cosa” fosse lì, perennemente disponibile a mettersi in posa per noi. Apparentemente sotto la nostra direzione – poi è da vedere. “La cosa” è una miriade di comparse disponibili alla lavorazione del nostro film. Rovesciamento: non viviamo più nel mondo delle cose: tendiamo a vivere nel film costruito da noi. La realtà dunque non è ...
poesia
RispondiEliminaChe splendida poesia la poesia degli amanti
EliminaGemerai nel buio della notte... e domani sdarai luce.
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