Vieni, questa sera, con i tuoi piedini che suonano la tromba delle scale. Entra nell’abbraccio
della mia casa. Aprirò la finestra e ti farò l’amore accarezzato dal
vento delle stelle. Assaporerò i tuoi seni come pesche di vigna e le mie
mani navigheranno sulle onde dell’oceano di dolcezza che tu sei.
Cercherò le favole in mezzo ai tuoi capelli e respirerò la tua anima nel
tuo respiro.
Le mie reni
sono sature di libidine di vita e le mani anelano a sollevare ogni velo.
Tu sei la vita succulenta. E, benché ebbro, stordito e confuso dal
nettare che trasuda la tua pelle, io sono io, pienamente consapevole,
pieno, tondo, intenso e sano. E tu sei tu, lunare e luminosa.
Penso al paradossale destino dell’uomo, questo essere effimero capace di creare cose che durano più di lui.
E penso che forse è un segno, questo, della sua vocazione a lavorare per la vita, oltre i propri recinti personali. E immagino che di qui derivi quella intensa soddisfazione che l'individuo prova quando allarga i rami del suo frutteto oltre la cinta dell’orto. Quando il suo albero produce frutti in abbondanza per chiunque passi sotto e ne voglia.
E penso che la vita sembra non vada a economia, non faccia i conti all'osso, e che butti a miglioni quando serve solo uno. E che il di più non è spreco ma abbondanza.
poesia
RispondiEliminaChe splendida poesia la poesia degli amanti
EliminaGemerai nel buio della notte... e domani sdarai luce.
RispondiElimina