Penso al paradossale destino dell’uomo, questo essere effimero capace di creare cose che durano più di lui.
E penso che forse è un segno, questo, della sua vocazione a lavorare per la vita, oltre i propri recinti personali. E immagino che di qui derivi quella intensa soddisfazione che l'individuo prova quando allarga i rami del suo frutteto oltre la cinta dell’orto. Quando il suo albero produce frutti in abbondanza per chiunque passi sotto e ne voglia.
E penso che la vita sembra non vada a economia, non faccia i conti all'osso, e che butti a miglioni quando serve solo uno. E che il di più non è spreco ma abbondanza.
Ci sono gli acini d'uva anche sulle calze. Quasi mimetiche!
RispondiEliminaMolto carina, non sembri italiana, hai del talento, potresti, se già non lavori nell'ambito diventare famosa... espandi le tue foto, magari qualcuno ti nota se ancora non è successo.
RispondiEliminaE trovare in tasca ancora una caramella..
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