I salti quantici avvengono. Tu ti eserciti, lavori, ci dai dentro, tutto sembra difficile, duro, faticoso, penoso, e tu continui. Poi, un bel giorno, tacchete! Succede.
È successo così quando hai imparato ad andare in bicicletta, quando hai imparato a guidare, quando hai imparato a fare l’amore, quando hai imparato a recitare in pubblico, quando hai imparato a suonare il pianoforte, a discutere, a far fronte a un fallimento.
La logica sembra questa: si attraversa la prova da cima a fondo, senza fuggire, senza esimersi, senza difendersi. Poi, succede. Improvvisamente. E tutto cambia. Tutto quello che era difficile diventa facile.
Fino alla prossima frontiera.
La mente precedente insegna a fuggire dalla pene della prova. Ma solo attraversandola puoi accedere alla mente successiva. Il salto quantico.
Penso al paradossale destino dell’uomo, questo essere effimero capace di creare cose che durano più di lui.
E penso che forse è un segno, questo, della sua vocazione a lavorare per la vita, oltre i propri recinti personali. E immagino che di qui derivi quella intensa soddisfazione che l'individuo prova quando allarga i rami del suo frutteto oltre la cinta dell’orto. Quando il suo albero produce frutti in abbondanza per chiunque passi sotto e ne voglia.
E penso che la vita sembra non vada a economia, non faccia i conti all'osso, e che butti a miglioni quando serve solo uno. E che il di più non è spreco ma abbondanza.
Vero... E come dice il principio di indeterminazione riesci a controllare solo una misura alla volta.
RispondiEliminaVero... E come dice il principio di indeterminazione riesci a controllare solo una misura alla volta.
RispondiEliminaA volte anche i salti quantici riescono.
RispondiEliminaA volte
Manca il verde ma la natura è dentro.
RispondiEliminaM.
che bello ballare in due!
RispondiEliminaCiao! Credo di aver intuito che reciti in teatro. Da dove/cosa è nata la tua passione per quest'arte?
RispondiEliminaFinalmente
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