Penso al paradossale destino dell’uomo, questo essere effimero capace di creare cose che durano più di lui.
E penso che forse è un segno, questo, della sua vocazione a lavorare per la vita, oltre i propri recinti personali. E immagino che di qui derivi quella intensa soddisfazione che l'individuo prova quando allarga i rami del suo frutteto oltre la cinta dell’orto. Quando il suo albero produce frutti in abbondanza per chiunque passi sotto e ne voglia.
E penso che la vita sembra non vada a economia, non faccia i conti all'osso, e che butti a miglioni quando serve solo uno. E che il di più non è spreco ma abbondanza.
Il verde è tutta un'altra cosa
RispondiEliminaMaurizio
Leopardi aveva il monte Tabor... Ognuno ha la sua collina dove stare solo, dove ridere, piangere, sognare dove il tempo e l'aria sono solo sui. Chi non ha la sua collina, reale o no, forse non può essere davvero triste o felice. Non può sentire le emozioni fino in fondo.
RispondiEliminaCome le foglie portate dal vento...
RispondiEliminaOggi è mercoledì, da me si esce a fare aperitivo..penso anche da te
RispondiElimina"L'inesauribile mappa del possibile", ovvero ciò che fa girare il mondo, che ci fa andare avanti
RispondiEliminaChe bel vestito
RispondiEliminaIl verde è verde
RispondiEliminasembra un quadro!
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