Penso al paradossale destino dell’uomo, questo essere effimero capace di creare cose che durano più di lui.
E penso che forse è un segno, questo, della sua vocazione a lavorare per la vita, oltre i propri recinti personali. E immagino che di qui derivi quella intensa soddisfazione che l'individuo prova quando allarga i rami del suo frutteto oltre la cinta dell’orto. Quando il suo albero produce frutti in abbondanza per chiunque passi sotto e ne voglia.
E penso che la vita sembra non vada a economia, non faccia i conti all'osso, e che butti a miglioni quando serve solo uno. E che il di più non è spreco ma abbondanza.
Nei pressi di stagni e lagune vivono le creature fatate.
RispondiElimina...odfio, anche qualche mostro, ma questo è un altro discorso.
☺
La semplicita della natura qualcosa di indefinito bello.
RispondiEliminaSempre in armonia col paesaggio
RispondiEliminatogli il fiato!
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