Nelle storie del nonno il mondo era colorato. Le montagne spesso erano rosse e sentieri interminabili solcavano pianure e attraversavano colline. Cantastorie incredibili venivano dall'Oriente e raccontavano di draghi e di principesse. Avevano sempre doni magici nelle tasche profonde delle loro casacche e si portavano a tracolla strumenti musicali che non avremmo mai immaginato.
Penso al paradossale destino dell’uomo, questo essere effimero capace di creare cose che durano più di lui.
E penso che forse è un segno, questo, della sua vocazione a lavorare per la vita, oltre i propri recinti personali. E immagino che di qui derivi quella intensa soddisfazione che l'individuo prova quando allarga i rami del suo frutteto oltre la cinta dell’orto. Quando il suo albero produce frutti in abbondanza per chiunque passi sotto e ne voglia.
E penso che la vita sembra non vada a economia, non faccia i conti all'osso, e che butti a miglioni quando serve solo uno. E che il di più non è spreco ma abbondanza.
Il fascino dell'altrove.
RispondiEliminaCon fotoreportage da Lilliput, molto carinissimo
Sottile dolcissima
RispondiEliminaun'Alice che torna nel paese delle maraviglie!
RispondiEliminaLe fiabe ritornano sempre
RispondiEliminaHo visto poco nero su di te, sei molto colorata solitamente, ma ti confesso che ti sta proprio bene!
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