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La poltrona

Ci sono momenti in cui è opportuno sedersi. Fermarsi, interrompere l’inseguimento delle cose da fare, smettere di pensare in termini di cose da fare.
Ci sono momenti in cui avverti che l’oblò attraverso cui guardi l’oceano della vita è troppo stretto e che hai bisogno di un orizzonte più vasto.
Momenti importanti durante i quali la vita stessa ti ripropone le domande di fondo: cosa sto facendo? E perché?
Momenti in cui avverti tutta la precarietà della tua consapevolezza e realizzi la portata della sfida che ti sollecita.
Momenti di silenzio senza di cui non ci sarebbe possibilità di senso.





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Specchio delle mie brame

All’inizio lo specchio era solo uno specchio. Ma aveva già tutto il mistero e il potere dello specchio. Guardarsi allo specchio non andava senza conseguenze. Il mito di Narciso ne è la testimonianza. Lo specchio poteva servire per controllarsi, per un esame di coscienza, per correggersi, per un sano amor proprio… oppure poteva produrre quell’incanto, quella malia che l’innamoramento della propria immagine mette in scena e che può portare a smarrire se stessi, la realtà e a inquinare i rapporti con il mondo e le persone.      

Il mio presente

 Io vivo questi tempi e le loro sfide come il periodo più interessante della storia. D’altra parte è la mia epoca. Voglio dire che non ho mai sentito il bisogno di elogiare il passato rispetto al presente come se si fosse perso qualcosa. Le sfide sono lì a sollecitare il coraggio e l’industria, l’iniziativa, l’immaginazione, la ricerca.

Mettere ali

 Uscirò dal guscio, che prima protegge ma poi imprigiona, e metterò le ali.