Penso al paradossale destino dell’uomo, questo essere effimero capace di creare cose che durano più di lui.
E penso che forse è un segno, questo, della sua vocazione a lavorare per la vita, oltre i propri recinti personali. E immagino che di qui derivi quella intensa soddisfazione che l'individuo prova quando allarga i rami del suo frutteto oltre la cinta dell’orto. Quando il suo albero produce frutti in abbondanza per chiunque passi sotto e ne voglia.
E penso che la vita sembra non vada a economia, non faccia i conti all'osso, e che butti a miglioni quando serve solo uno. E che il di più non è spreco ma abbondanza.
Sicuramente meglio di quelli che sono convinti di sapere tutto.
RispondiEliminaIdem
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RispondiEliminaSolo le persone davvero mature e non piene di sé, sono in grado di ammettere quello che hai scritto. Continua così! :)
P.S. stare a contatto con il prato, specialmente camminare a piedi nudi sull'erba, è una delle mie cose preferite, mi rigenera come poche altre cose al mondo sono in grado di fare
Ti prenderei a randellate con un fazzoletto di seta.
RispondiEliminaDunque vediamo, chiediamo alla margherita:
Umorismo inglese.
Pattinaggio sugli specchi.
Haiku (componimento breve e minimalista giapponese).
Gatta Morta.
Il cognac.
Le esalazioni pestifere del fico decomposto.
La caramella per la scimmia invadente.
Il gioco del gatto con il topo.
Ma un momento.... chi sarebbe il gatto e chi il topo?