Penso al paradossale destino dell’uomo, questo essere effimero capace di creare cose che durano più di lui.
E penso che forse è un segno, questo, della sua vocazione a lavorare per la vita, oltre i propri recinti personali. E immagino che di qui derivi quella intensa soddisfazione che l'individuo prova quando allarga i rami del suo frutteto oltre la cinta dell’orto. Quando il suo albero produce frutti in abbondanza per chiunque passi sotto e ne voglia.
E penso che la vita sembra non vada a economia, non faccia i conti all'osso, e che butti a miglioni quando serve solo uno. E che il di più non è spreco ma abbondanza.
Intelligenza, ironia, belle foto, covoni di fieno... c'è tutto!
RispondiEliminaCiao...sei una modella e anche una poeta/poetessa come si dice chi lo sa hahahah.
RispondiEliminaMa tu sei una creatura straordinaria, per questo non ti trovi nell'ordinario :)
RispondiEliminaGli esperimenti sociali, politici, economici del liberalismo, della social democrazia, del socialismo, del nazifascismo erano imprese titaniche. Quello di oggi è solo marketing travestito da effetti speciali. È per questo che la gente, divisa fra un totalitarismo passato e una falsità odierna, preferisce ora la terza via di un minimalismo del quotidiano. Anche tu comunque se fossi vissuta ai tempi ad esempio della Comune di Parigi avresti usato le balle di fieno per sederti sulle barricate.
RispondiEliminaesattamente! ma senti una cosa, in questa fotografia ti trovavi a Norcia?
RispondiEliminaNo, in Veneto.
EliminaHai capito, le faccio le micro analisi sociologiche e lei che fa, va a gatta mortificare sulla geografia.
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