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Un giorno al mercato

La vecchia viaggiava, nonostante le ginocchia torte e i novant’anni sul groppone. Il nipote seguiva a passo leggero, qualche metro addietro, distratto dalle ragazze che popolavano quella primavera.
Il mercato brulicava di voci, tra le bancarelle di mutande, il camion del formaggio e l’odore acido delle scarpe esposte al sole.
Alpina si diresse alla frutta: tastò le pesche una ad una, e il mercante la guardava di malocchio. La nonna riempì la borsina capiente, anche pere e albicocche, alcune mezze marce. Dal borsello unto, tirò fuori tre monete e le regalò al fruttivendolo. Lui la squadrò e, trattenendosi dal ridere: - Alpina, meno male che ce n’è una sola come lei, sennò potrei chiudere, viene sempre qui a rubare da me...-.
Alpina dette la borsa al nipote, lo prese a braccetto e, lemme lemme, come fidanzati, nonna e nipote si diressero verso casa.
 
 

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Sguardo di fuoco

Esci presto il mattino e lungo la strada ti avvii. Incendi le nuvole d’incanti, spalanchi voragini nell’umida terra che ti brama. Vibra l’aria d’intorno e in risonanza tremano i colli.   Chi e dove accordò quello sguardo di fuoco in sintonia con le meccaniche celesti? Amo i tuoi passi sulle foglie che cantano. Un sortilegio, il profumo di muschio che ti segue.      

Specchio delle mie brame

All’inizio lo specchio era solo uno specchio. Ma aveva già tutto il mistero e il potere dello specchio. Guardarsi allo specchio non andava senza conseguenze. Il mito di Narciso ne è la testimonianza. Lo specchio poteva servire per controllarsi, per un esame di coscienza, per correggersi, per un sano amor proprio… oppure poteva produrre quell’incanto, quella malia che l’innamoramento della propria immagine mette in scena e che può portare a smarrire se stessi, la realtà e a inquinare i rapporti con il mondo e le persone.      

Scorrere leggeri

Non eravamo noi a provare l’amore, ma era l’amore che aveva preso noi e ci trascinava per territori nuovi. E volevamo essere leggeri. Sapevamo che dovevamo camminare agili e veloci per i sentieri che il tempo ci portava. Dovevamo avere avere gambe agili e piedi robusti. E braccia pronte ad afferrare i rami. E a nuotare nel mare della vita.