Stamattina mi sono svegliata con uno strano pensiero nella mente. Ci ho rigirato un po’ dentro prima di alzarmi. Mi sembrava quasi blasfemo, certo paradossale, ma aveva presa su di me, come qualcosa che ha una sua forza intrinseca, e che pretende una sua verità. Sta a te scoprirla. Più o meno, il pensiero diceva questo. Che Dio è come la pace nel mondo: semplicemente “non c’è”. Qualcosa di troppo bello, ma che non esiste. Caso mai è “da fare”. E poi mi riecheggiava nella testa: un Dio da fare?! Ha un senso tutto questo? Lo so che tu che sai la teologia mi hai già mandato a stendere. E certo me lo merito, perché sparo le parole senza creanza. Ma ancora adesso, che è sera, continuo a ripetermi: un Dio che non c’è, caso mai che è da fare! Certamente ho più simpatia per gli atei che per i teologi credenti. Penso che gli atei siano teologi più fini. Sanno indicarci con maggiore precisione quale Dio non possa esistere o – che è lo stesso – che se esistesse, bisognerebbe combattere. Il pensie