Io penso che milioni di persone hanno lavorato sotto la guida di progetti audaci, partoriti dall’intelligenza, per creare un mondo decisamente più ospitale di quello delle foreste, le pianure, gli acquitrini eccetera.
Io adoro la natura. Vi vado perfino di trovare lì dentro il contatto con il divino e col mistero. Sembra bucolico girare tra i campi.
Ma tutta la struttura industriale e le infrastrutture, che stiamo giustamente criticando nel tentativo di evitare inquinamenti e disastri, mi appare come il grande segno dell’industria umana che ci consente oggi, anche senza saperlo, di vivere e di pensare e di immaginare così come facciamo. Lo trovo fantastico malgrado tutto.
E in questo immenso sforzo dell’industria umana e del lavoro, il prezzo è stato tanta fatica e anche tanta sofferenza, e anche tanta capacità di reggere, tenere, resistere, perdurare, farsi coraggio e continuare a lottare…
Di fronte a tutto questo nostro passato, la filosofia del pensiero positivo – del tipo semplificato “desidera, chiedi, credi a ricevi…” – mi sembra una scorreggia!
Io vorrei che la gente non si sentisse in colpa perché piange, si lamenta, si dispera. Perché la vita è dura. E ci lascia ferite addosso che hanno spessore e fanno male a lungo – quando cambia il tempo.
Non inganniamo i ragazzini. Facciamoli sperare, ma in associazione con il farsi il culo – non con facili cretini giochetti psicologici. Amen.
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