Sogno una vita come il Cirque di Soleil, una fioritura esplosiva creatrice d’incanti.
Sono sotto un albero in fiore mentre scrivo. Dalle sue foglie lancia in aria bianchi fiori a grappoli, giocoliere del cosmo.
Migliaia di gocce rimbalzano al suolo come una cascata di note sul rigo.
Dall’aiuola qui davanti tarassaco, trifoglio, achillea, piantagione e pratoline, sbucando in folla dal suolo, allargano le braccia in una danza.
Sul tetto la pioggia massaggia con abilissime dita una tastiera di metallo, suscitando musica per viaggi interminabili.
Il cuore nel petto è un tamburo tribale.
Penso al paradossale destino dell’uomo, questo essere effimero capace di creare cose che durano più di lui.
E penso che forse è un segno, questo, della sua vocazione a lavorare per la vita, oltre i propri recinti personali. E immagino che di qui derivi quella intensa soddisfazione che l'individuo prova quando allarga i rami del suo frutteto oltre la cinta dell’orto. Quando il suo albero produce frutti in abbondanza per chiunque passi sotto e ne voglia.
E penso che la vita sembra non vada a economia, non faccia i conti all'osso, e che butti a miglioni quando serve solo uno. E che il di più non è spreco ma abbondanza.
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