Un bocciolo di rosa durante la passeggiata.
L’intensità di una passione,
di una ricerca, di un viaggio,
di un progetto,
di un amore.
Un bocciolo rosso,
calore sufficiente alla mattinata autunnale.
E il lavoro su di me, sul mio spirito, sulla mia immaginazione.
E il camminare attenta, macchina fotografica alla mano.
Il verso sgraziato di un fagiano.
Il fiume che scorre impetuso.
Gli spunzoni di steli dopo la trebbiatura del mais,
allineati come soldatini obbedienti dalla testa mozzata.
Ogni dettaglio era parola in un discorso allusivo.
Il disegno di una trama.
Penso al paradossale destino dell’uomo, questo essere effimero capace di creare cose che durano più di lui.
E penso che forse è un segno, questo, della sua vocazione a lavorare per la vita, oltre i propri recinti personali. E immagino che di qui derivi quella intensa soddisfazione che l'individuo prova quando allarga i rami del suo frutteto oltre la cinta dell’orto. Quando il suo albero produce frutti in abbondanza per chiunque passi sotto e ne voglia.
E penso che la vita sembra non vada a economia, non faccia i conti all'osso, e che butti a miglioni quando serve solo uno. E che il di più non è spreco ma abbondanza.
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