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Cose che contano

Io mi rendo conto che la mia formazione ė di tipo popolare. Non ho mai amato, o meglio non mi sono mai sentita attratta dalle ricerche accademiche, quelle con tutti i crismi e le procedure, quelle che i docenti considerano serie, con tutto l'apparato di note e il rispetto delle procedure accreditate. Durante i miei studi, mi sono sempre comportata come una figlia del popolo che, se intuisce una buona idea, qualcosa che ti può suggerire un modo nuovo per sperimentare la vita, se ne appropria in termini sostanziali, senza badare alle forme, e prova a metterla in pratica. E mi piace parlare anche in modo che la gente normale, di media cultura, capisca perfettamente quello che voglio dire, o almeno possa intuirlo senza doversi contorcere l'intestino. Non mi attirano per esempio i romanzi sperimentali, dove la creatività si concentra sul linguaggio. Voglio vedere le cose, il fare, ed è lì che mi piace l'innovazione, il tentare, il trovare cose nuove, e anche modi diversi di fare.






 

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Un film della vita

Una volta mi bastava leggere tre quotidiani al giorno per avere la certezza, o quasi, di essere in contatto con la realtà. Oggi è piuttosto diverso. Sono disincantata. C’è tanta televisione, tanto internet, tante immagini. Nell’epoca ingenua le immagini dovevano mostrare la realtà, poi hanno finito per chiarire che mostravano innanzitutto se stesse. E forse è proprio quello che devono fare. Alla fine dobbiamo liberarci dall’idea che le immagini, ma anche le parole, mostrino qualcosa che si chiama realtà. Le nostre parole (e le nostre immagini) non mostrano: costruiscono la nostra realtà. La vecchia “realtà” è diventata “la cosa”. Ed è come se “la cosa” fosse lì, perennemente disponibile a mettersi in posa per noi. Apparentemente sotto la nostra direzione – poi è da vedere. “La cosa” è una miriade di comparse disponibili alla lavorazione del nostro film. Rovesciamento: non viviamo più nel mondo delle cose: tendiamo a vivere nel film costruito da noi. La realtà dunque non è ...

Quale noi

Alcune cose, la natura te le dà da sé. Vengono su o fuori come i ravanelli. Ma tante altre, se le vuoi, le devi fare. Il senso è probabilmente qualcosa che non si trova bell’e fatto. Ci devi mettere del tuo.     

Specchio delle mie brame

All’inizio lo specchio era solo uno specchio. Ma aveva già tutto il mistero e il potere dello specchio. Guardarsi allo specchio non andava senza conseguenze. Il mito di Narciso ne è la testimonianza. Lo specchio poteva servire per controllarsi, per un esame di coscienza, per correggersi, per un sano amor proprio… oppure poteva produrre quell’incanto, quella malia che l’innamoramento della propria immagine mette in scena e che può portare a smarrire se stessi, la realtà e a inquinare i rapporti con il mondo e le persone.