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Cose che contano

Io mi rendo conto che la mia formazione ė di tipo popolare. Non ho mai amato, o meglio non mi sono mai sentita attratta dalle ricerche accademiche, quelle con tutti i crismi e le procedure, quelle che i docenti considerano serie, con tutto l'apparato di note e il rispetto delle procedure accreditate. Durante i miei studi, mi sono sempre comportata come una figlia del popolo che, se intuisce una buona idea, qualcosa che ti può suggerire un modo nuovo per sperimentare la vita, se ne appropria in termini sostanziali, senza badare alle forme, e prova a metterla in pratica. E mi piace parlare anche in modo che la gente normale, di media cultura, capisca perfettamente quello che voglio dire, o almeno possa intuirlo senza doversi contorcere l'intestino. Non mi attirano per esempio i romanzi sperimentali, dove la creatività si concentra sul linguaggio. Voglio vedere le cose, il fare, ed è lì che mi piace l'innovazione, il tentare, il trovare cose nuove, e anche modi diversi di fare.






 

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Effimero e durevole

Penso al paradossale destino dell’uomo, questo essere effimero capace di creare cose che durano più di lui. 

 E penso che forse è un segno, questo, della sua vocazione a lavorare per la vita, oltre i propri recinti personali. E immagino che di qui derivi quella intensa soddisfazione che l'individuo prova quando allarga i rami del suo frutteto oltre la cinta dell’orto. Quando il suo albero produce frutti in abbondanza per chiunque passi sotto e ne voglia.  

E penso che la vita sembra non vada a economia, non faccia i conti all'osso, e che butti a miglioni quando serve solo uno.  E che il di più non è spreco ma abbondanza.       

Prendere corpo

E c'è stato un momento in cui ho deciso: "allora mi farò io da mamma! Nessuno può farlo meglio di me. Io conosco bene le mie esigenze!" 
Prendersi cura di sé è una scelta decisiva.
 Implica coraggio.
 Perché siamo stati educati ad un'etica dell'amore sacrificale.
 Ho scoperto che avevo questo potere.
Molte cose sono cambiate. Ma, soprattutto, la vita è diventata più dinamica, più avventurosa, più interessante.

Riflessioni sui campi di battaglia

Quanto tempo avrò ancora da vivere? I segnali del tempo che passa li sento anch’io. Ma che vuol dire? Forse che è ora di rassegnarsi a cosa? Un cavolo! Voglio essere viva quando viene l’ora. Voglio che tutte le mie energie – quelle che sono a mia disposizione – siano per  gustare la vita. Che è straordinariamente ricca. E mi piace che ci siano molte più cose in agitazione di quelle che io riesco a digerire. Questo senso straordinario che la vita è sempre troppo.         CUSTOSA Berto Barbarani Tra campi vignadi, la strada maestra se slonga, se slarga fra verdi de sesa, la riva del monte, la gira de là. Coi brassi incrosadi, così, a la finestra, mi vedo l’Ossario, Custosa, la ciesa e penso a le guere del tempo che è stà... Zò in corte do vache tacade al versòro, vien drento dai campi col muso a la stala; l’è l’ora de çena, del dolse dormir; ah forsi ste bestie sul bel del lavoro j-à verto ’na testa, j-à roto una spala, de veci soldadi, che stenta a...