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Espedienti meditativi di Peter Panite

Loris mi chiede di indicargli quali sono i miei più efficaci espedienti meditativi per coltivare la sindrome di Peter Pan e ricollegarmi al flusso vitale.
Lo accontento volentieri.


Sono tutte pratiche che svolgo, in successione casuale, al mattino al parco. Eccole elencate qui di seguito.

Sgranchirsi le ossa fin tanto che ti rendi conto che la tua anima ci si era addormentata dentro.

Bere a pieni polmoni l’aria fresca appena eccitata dalla carezza del sole.

Contemplare fugacemente la rugiada sul piccolo trifoglio toccato dalla prima luce solare. Esultare. Sgambettare. Inneggiare con trasporto al Dio dell’erba bambina.

Tendere e rilasciare con energia i glutei ad ogni passo. Sculettare un po’ sotto l'albero grande. E procedere con fare spastico, in pieno sole, per almeno due minuti.

Inseguire con convinzione la propria ombra per un po’ di tempo. Poi scappare dalla propria ombra, sempre con molta convinzione. Concludere camminando un po’ a fianco della propria ombra, come vecchi amici.

Faccia al sole, con gli occhi chiusi, dondolarsi per qualche tempo.

Faccia al sole, occhi chiusi. Stringere e rilasciare le palpebre, esplorando i mondi colorati che si avvicendano con i movimenti. Aprire improvvisamente gli occhi e stupirsi della luminosità vergine in cui il mondo ti ricompare davanti.

Faccia al sole con occhi chiusi, trovare la giusta tensione delle palpebre per vedere la ricca gamma di rossi e arancioni che si avvicendano. Cercare di permanere in quella scena che risulta essere la più affascinante e lasciarsi risucchiare per qualche tempo dall’oceano colorato. Sciogliersi completamente dentro come se si fosse di sale. Ricordarsi a un certo punto di rientrare. E stupirsi della luminosità del mondo.

Concentrarsi abbastanza sul volo di una colomba che fa lo “spirito santo” – se si ha la fortuna di vederla.. In generale, non perdersi nessun fatto strano che riguarda il volo degli uccelli.

Fare gesti sciamanici con mani e braccia emettendo suoni e rumori misteriosi, modulando liberamente la bocca.

Continuare ad emettere rumori apocalittici mentre si compiono torsioni varie del dorso, delle spalle, della schiena. Allungando le braccia verso il cielo nel tentativo di toccarlo con le dita.

Mimare gli alberi del viale e le torsioni dei loro rami.

Ballonzolare la testa con i movimenti del “no”, aumentando il ritmo fino a sentire le guance che sbatacchiano di qua e di là.

Rientrare gradualmente nel mondo reale con una breve camminata, mani in tasca, schiena al sole.

Una volta presa la china è facilissimo inventare esercizi più personalizzati.






 

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