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La porta del tempo

Forse, sulla sensualità ci troviamo, ancora, a rispecchiare nella nostra esistenza una battaglia millenaria. Avvertiamo che le forze che si affrontano dentro di noi appartengono a schieramenti opposti, a potenze rivali.

Da un lato c’è un’ombra inquietante e severa gettata sui moti più intriganti del nostro corpo che si appella a principi duri come tiranni, seduti sullo scanno di una verità solida come un blocco di granito. 
Il cipiglio dei signori della purezza ci induce a scegliere di camminare in un paio di scarpe, mentre possediamo in corpo un astronave.
 E tutto questo in nome di qualcosa che noi desideriamo a fondo: un valore per la nostra vita.
S u questo fronte, sembra che per avere la vita dobbiamo rinunciare alla vita.

Dall’altro lato, ci sono gli sguardi stupiti degli dei pagani, la bocca spalancata dell’innocenza attratta dall’incanto. Il calore inebriante che si accende nel corpo. L’irresistibile fascino del volo, il mito incantevole della spontaneità in trance.
 Con la paura fondata che la nostra innocenza non sia adeguatamente protetta. E che lasciandosi portare dal vento perdiamo le cose veramente consolidate che testimoniano la nostra consistenza umana.

Uscire dalla necessità di scegliere lo schieramento è forse la strada da percorrere, sfuggendo alla trappola della polemica, esplorando in proprio il territorio dei sensi, e cercando un linguaggio nuovo, tutto nostro, e poetico, per dare voce e lasciare venire alla luce quello che abbiamo in corpo.

L’ipotesi è che, venendo alla luce, vestirà la sua forma bella.

 




 
 

 

 

 

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