Cosa voglio? dove voglio arrivare? Sono domande analoghe a: chi sono? Chi voglio essere?
Niente più del desiderio ti definisce.
Guardati allo specchio e, dopo essere rimasto sorpreso – sono io quello? – ti verrà la domanda su cosa desideri.
Lo specchio è riflessione. Riflettere mette subito in campo la domanda unica che c’è su di te, che tu sei. Che voglio? Che desidero? Che ne faccio di questa vita? Cosa rende la mia vita degna di esserci?
Penso al paradossale destino dell’uomo, questo essere effimero capace di creare cose che durano più di lui.
E penso che forse è un segno, questo, della sua vocazione a lavorare per la vita, oltre i propri recinti personali. E immagino che di qui derivi quella intensa soddisfazione che l'individuo prova quando allarga i rami del suo frutteto oltre la cinta dell’orto. Quando il suo albero produce frutti in abbondanza per chiunque passi sotto e ne voglia.
E penso che la vita sembra non vada a economia, non faccia i conti all'osso, e che butti a miglioni quando serve solo uno. E che il di più non è spreco ma abbondanza.
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