Troppo dolore, troppo grigio, troppa rinuncia sterile.
Troppe ore inutili, prive di senso.
Bisogna fare qualcosa per accendere il sorriso della vita.
Per attrarre energia innocente e giovane nel cuore.
Per guardare il mattino come una promessa che il tramonto avrà mantenuto.
Per aprire quella porta che imprigiona.
Perché i sogni entrino dalla finestra con il canto degli uccelli.
Perché la giornata sia piena di colore.
Una volta mi bastava leggere tre quotidiani al giorno per avere la certezza, o quasi, di essere in contatto con la realtà. Oggi è piuttosto diverso. Sono disincantata. C’è tanta televisione, tanto internet, tante immagini. Nell’epoca ingenua le immagini dovevano mostrare la realtà, poi hanno finito per chiarire che mostravano innanzitutto se stesse. E forse è proprio quello che devono fare. Alla fine dobbiamo liberarci dall’idea che le immagini, ma anche le parole, mostrino qualcosa che si chiama realtà. Le nostre parole (e le nostre immagini) non mostrano: costruiscono la nostra realtà. La vecchia “realtà” è diventata “la cosa”. Ed è come se “la cosa” fosse lì, perennemente disponibile a mettersi in posa per noi. Apparentemente sotto la nostra direzione – poi è da vedere. “La cosa” è una miriade di comparse disponibili alla lavorazione del nostro film. Rovesciamento: non viviamo più nel mondo delle cose: tendiamo a vivere nel film costruito da noi. La realtà dunque non è ...
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