Talvolta sospetto che un’intelligenza nascosta e diffusa cerchi a tentoni di governare l’andamento delle cose. Che forse un dio s’è smarrito nei suoi primi tentativi di creare un regno armonioso. O pongo il dio nel futuro, alla fine della storia, come un appello che chiama se stesso a raggiungersi, non senza il contributo di noi tutti e delle nostre piccole storie. E mi suggestiono immaginando che nelle nostre scarse consapevolezze si facciano avanti scintille e bagliori come nella notte, con lo scopo di segnalare una sorta di itinerario avventuroso che ci porti a un risveglio sorprendente…
Vieni, questa sera, con i tuoi piedini che suonano la tromba delle scale. Entra nell’abbraccio della mia casa. Aprirò la finestra e ti farò l’amore accarezzato dal vento delle stelle. Assaporerò i tuoi seni come pesche di vigna e le mie mani navigheranno sulle onde dell’oceano di dolcezza che tu sei. Cercherò le favole in mezzo ai tuoi capelli e respirerò la tua anima nel tuo respiro. Le mie reni sono sature di libidine di vita e le mani anelano a sollevare ogni velo. Tu sei la vita succulenta. E, benché ebbro, stordito e confuso dal nettare che trasuda la tua pelle, io sono io, pienamente consapevole, pieno, tondo, intenso e sano. E tu sei tu, lunare e luminosa.
Ho sempre pensato ad un dio un po' distratto e pasticcione a cui non posso riprovare più di tanto, visto che quanto a distrazione e a pasticciare anch'io non è che proprio, proprio...
RispondiElimina