Nutrire il sogno è un lavoro. Meraviglioso, appassionante, emozionante.
Una delle mie massime preferite è: se sei capace di immaginarlo, sei capace anche di realizzarlo.
Il sogno si nutre costruendo immagini che lo rappresentino, che lo dispieghino.
Lo si fa, spontaneamente, nelle fantasticherie.
Si può assumere la responsabilità attiva della fantasticheria.
Svilupparla come farebbe un regista fantasioso.
Il sogno, una volta innescato, cresce da solo. Come le opere d’arte nelle mani degli artisti.
E guida i tuoi gesti.
È il sogno che parla di te, che fa uscire all’aperto quello che sei nella ghianda. Il sogno è l’epifania della tua anima.
Esci presto il mattino e lungo la strada ti avvii. Incendi le nuvole d’incanti, spalanchi voragini nell’umida terra che ti brama. Vibra l’aria d’intorno e in risonanza tremano i colli. Chi e dove accordò quello sguardo di fuoco in sintonia con le meccaniche celesti? Amo i tuoi passi sulle foglie che cantano. Un sortilegio, il profumo di muschio che ti segue.
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