C’è qualcosa che sento dentro di me. E mi sembra una forza in azione
anche là fuori, nel nostro mondo brulicante di movimento. Forse è anche
la vocazione intima e profonda dell’arte.
A cosa mi riferisco? Forse
non è un caso che il pensiero mi abbia visitato proprio nel periodo di
Natale. Perché con la nascita che si rinnova questo pensiero ha a che
fare. E forse ancora di più con quel tema che nella tradizione cristiana
precede il Natale e che è l’Avvento.
Voglio dire il desiderio del Non Ancora. La ricerca del Non Ancora di cui scopriamo di avere un grande profondo desiderio.
Siamo
attraversati da un profondo bisogno di creatività, in ogni settore
della vita. La stessa qualità di vita degli itinerari personali sembra
chiedere di prendere le distanze da ciò che è, che è stato per tanto
tempo, da ciò che sembra immutabile e irremovibile. Siamo protesi verso
qualcosa che non è ancora.
Nell’arte ciò che è stato non va ripetuto.
È tutta una ricerca di nuove forme, movimenti e tracce di movimenti che
esplorano ciò che ancora non è stato fatto, di modi e forme in cui ciò
che si dice ancora non è stato detto. L’avvento del nuovo.
E non è
leggerezza, superficialità, sottoprodotto di un consumismo che
caratterizzerebbe una società liquida alla Baumann. Materia per le
prediche dei moralisti, degli elogiatori del tempo andato.
Credo che
vada guardato più a fondo e che vi si debba trovare un richiamo
rivelatore della nostra vera natura e del nostro valore più intimo.
Siamo esploratori dell’Essere, curiosi del Non Ancora, sempre in
viaggio. Sempre in tempo d’Avvento. Anche a Natale.
Penso al paradossale destino dell’uomo, questo essere effimero capace di creare cose che durano più di lui.
E penso che forse è un segno, questo, della sua vocazione a lavorare per la vita, oltre i propri recinti personali. E immagino che di qui derivi quella intensa soddisfazione che l'individuo prova quando allarga i rami del suo frutteto oltre la cinta dell’orto. Quando il suo albero produce frutti in abbondanza per chiunque passi sotto e ne voglia.
E penso che la vita sembra non vada a economia, non faccia i conti all'osso, e che butti a miglioni quando serve solo uno. E che il di più non è spreco ma abbondanza.
Sei un bellissimissimo albero di natale, e i tuoi post i regali preziosi che troviamo ai suoi piedi
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Siamo navigatori del non ancora e soldati del se non ora quando?
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