C’è qualcosa che sento dentro di me. E mi sembra una forza in azione
anche là fuori, nel nostro mondo brulicante di movimento. Forse è anche
la vocazione intima e profonda dell’arte.
A cosa mi riferisco? Forse
non è un caso che il pensiero mi abbia visitato proprio nel periodo di
Natale. Perché con la nascita che si rinnova questo pensiero ha a che
fare. E forse ancora di più con quel tema che nella tradizione cristiana
precede il Natale e che è l’Avvento.
Voglio dire il desiderio del Non Ancora. La ricerca del Non Ancora di cui scopriamo di avere un grande profondo desiderio.
Siamo
attraversati da un profondo bisogno di creatività , in ogni settore
della vita. La stessa qualità di vita degli itinerari personali sembra
chiedere di prendere le distanze da ciò che è, che è stato per tanto
tempo, da ciò che sembra immutabile e irremovibile. Siamo protesi verso
qualcosa che non è ancora.
Nell’arte ciò che è stato non va ripetuto.
È tutta una ricerca di nuove forme, movimenti e tracce di movimenti che
esplorano ciò che ancora non è stato fatto, di modi e forme in cui ciò
che si dice ancora non è stato detto. L’avvento del nuovo.
E non è
leggerezza, superficialità , sottoprodotto di un consumismo che
caratterizzerebbe una società liquida alla Baumann. Materia per le
prediche dei moralisti, degli elogiatori del tempo andato.
Credo che
vada guardato più a fondo e che vi si debba trovare un richiamo
rivelatore della nostra vera natura e del nostro valore più intimo.
Siamo esploratori dell’Essere, curiosi del Non Ancora, sempre in
viaggio. Sempre in tempo d’Avvento. Anche a Natale.
Una volta mi bastava leggere tre quotidiani al giorno per avere la certezza, o quasi, di essere in contatto con la realtà . Oggi è piuttosto diverso. Sono disincantata. C’è tanta televisione, tanto internet, tante immagini. Nell’epoca ingenua le immagini dovevano mostrare la realtà , poi hanno finito per chiarire che mostravano innanzitutto se stesse. E forse è proprio quello che devono fare. Alla fine dobbiamo liberarci dall’idea che le immagini, ma anche le parole, mostrino qualcosa che si chiama realtà . Le nostre parole (e le nostre immagini) non mostrano: costruiscono la nostra realtà . La vecchia “realtà ” è diventata “la cosa”. Ed è come se “la cosa” fosse lì, perennemente disponibile a mettersi in posa per noi. Apparentemente sotto la nostra direzione – poi è da vedere. “La cosa” è una miriade di comparse disponibili alla lavorazione del nostro film. Rovesciamento: non viviamo più nel mondo delle cose: tendiamo a vivere nel film costruito da noi. La realtà dunque non è ...
Sei un bellissimissimo albero di natale, e i tuoi post i regali preziosi che troviamo ai suoi piedi
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Siamo navigatori del non ancora e soldati del se non ora quando?
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