– Odio i test. O i colloqui di selezione.
Li odio
perché tu vieni misurato in base a quello che qualcuno, o un sistema, ha
pensato che tu dovresti essere. Fa parte di tutto un marchingegno di
indottrinamento che dice come devi essere per non incorrere in certe
sanzioni, o al limite per non morire di fame.
Un sistema di pressioni
che si esercita su di te fin dall’infanzia e ti raggiunge da tutti i
lati. Un sistema che ti dice cosa e come devi essere per essere ben
accetto.
– Tutto questo è odioso perché io sono io. Io voglio essere quella che sono e non fare la miss tal dei
tali. Voglio essere miss me stessa. Voglio metter fuori tutto quello che
ho dentro e rivendico una vita in cui io sia libera di esprimere quello
che sono.
– Quello che sogno è un sistema che mi permetta di vivere
facendo quello che amo e quello che sento. Io sogno un sistema che non
mi obblighi a vendere me stesa e a dare certe prestazioni che non sento e
che mi fanno morire dentro in forza del ricatto che altrimenti non avrò
di che vivere.
I o sogno un mondo che sappia che i frutti della libertà
sono più abbondanti e sani dei frutti della schiavitù.
Penso al paradossale destino dell’uomo, questo essere effimero capace di creare cose che durano più di lui.
E penso che forse è un segno, questo, della sua vocazione a lavorare per la vita, oltre i propri recinti personali. E immagino che di qui derivi quella intensa soddisfazione che l'individuo prova quando allarga i rami del suo frutteto oltre la cinta dell’orto. Quando il suo albero produce frutti in abbondanza per chiunque passi sotto e ne voglia.
E penso che la vita sembra non vada a economia, non faccia i conti all'osso, e che butti a miglioni quando serve solo uno. E che il di più non è spreco ma abbondanza.

Tutta questa fatica per incasellare l'incasellabile.
RispondiEliminaHai ragionissima! Basta, basta, basta
Le faremo sapere...
RispondiEliminaSiamo in due
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