Carlo – questo il suo nome.
Aveva tutta la sua storia addosso, e nelle parole.
Nel raccontarla, guardava lontano. Credo il futuro. O forse un altro mondo. Diciamo: quella regione del pensiero dove futuro e l’altrove si coniugano insieme. Il suo passato era importante, ma era passato. Lui era già da qualche altra parte.
Io sono grata a Carlo perché mi ha regalato il suo sognare, il suo coraggio di sognare. Perché uno immagina che la gente non pensi ad altro che all’esistente. Il posto di lavoro, le faccende da sbrigare, le bollette, quelle isteriche querele con i colleghi e il capo. Uno immagina che si tratti soltanto dell’amministratore di condominio, della revisione della macchina, dell’insegnante di matematica del figlio, delle obbligazioni che ha sottoscritto… Sbagliato!
La gente sogna.
Sogna quando s’innamora. Vuol fare l’amore e sognare. Sogna quando progetta: vuol guadagnare e sognare. Sogna quando studia: vuole passare l’esame e sognare un’esistenza d’abbondanza e di bellezza.
La gente disegna nella testa. Disegna scenari bellissimi per sé, per i figli, per la società, per il mondo.
Carlo sogna. Sogna una vita come un viaggio che va sempre avanti, va sempre oltre. Carlo pensa che il sogno e le emozioni che lo accompagnano sono la voce del suo Dio. Balbetta, quando parla di questo. Ma in quel balbettio c’è più slancio ed energia che in qualsiasi discorso ben fatto.
Carlo dice, lasciandomi: C’è una vita entropica, quella che segue la china decisa dal mondo e c’è una vita a modo tuo, che va a trovare le risorse nelle aree non colonizzate dalla società e dalle regole e si permette di disegnare un percorso che ti assomiglia davvero.
Il piano ha tanti tasti. Se li sai scegliere e toccare in sequenza suonano bene, se sbagli sequenza viene fuori solo rumore e disarmonia. Nessun tasto suona male, sei tu che sbagli. Se non hai l'istinto della musica devi cercare qualcuno che te la insegni. Ma trovalo onesto altrimenti non suonerai la tua musica ma la sua.
RispondiEliminaLa forma della bellezza
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