Lascerò, dunque, che le vecchie abitudini, la paura, i dubbi inibiscano la voglia che ho di mettermi in gioco?
Resisterebbe un innamorato alla forza d’attrazione che la bellezza della donna amata sprigiona?
Mi metterò a discutere, a sottilizzare, a chiedermi “se” e “poi”?
Che nuoti dunque, ogni giorno della mia vita, ogni istante della mia giornata, in questa corrente d’abbandono. E, semmai mi accorgessi che mi sto allontanando dal flusso, che non mi occupi di altro che di ritrovare la sua magia.
Alla resa dei conti, io non desidero “insegnare” la fiducia. Desidero viverla e irradiarla.
Penso al paradossale destino dell’uomo, questo essere effimero capace di creare cose che durano più di lui.
E penso che forse è un segno, questo, della sua vocazione a lavorare per la vita, oltre i propri recinti personali. E immagino che di qui derivi quella intensa soddisfazione che l'individuo prova quando allarga i rami del suo frutteto oltre la cinta dell’orto. Quando il suo albero produce frutti in abbondanza per chiunque passi sotto e ne voglia.
E penso che la vita sembra non vada a economia, non faccia i conti all'osso, e che butti a miglioni quando serve solo uno. E che il di più non è spreco ma abbondanza.
Mollare freni e ormeggi e inibizioni ed andare
RispondiEliminaandare e vivere
Mi fido!
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