E lei portava dentro l’animo quelle intense emozioni di bellezza, abbondanza, lussureggiante esplosione di energie, che si esprimevano nei suoi gesti ordinari, quotidiani e che consentivano ai suoi sogni più profondi e più grandi di muoversi liberamente tra le mura di casa e negli ambienti in cui operava.
Era convinta che la vita trovasse la sua espressione significativa nella gioia e che la gioia fosse a portata di mano, e che tutto - anche le sfide e le tristezze - contenesse mille sentieri per condurre alla gioia, o piuttosto mille porte e finestra da cui la gioia potesse entrare.
Le domande che le facevano compagnia in ogni momento si riferivano al come trovare nuove idee e nuove vie per espandere la propria capacità di sentire, di intendere e di trovare. E il gioco della creatività non smetteva un attimo di sorprenderla.
La sua esistenza era un’avventura succulenta. Gratitudine e gioia erano lo stesso sentimento.
All’inizio lo specchio era solo uno specchio. Ma aveva già tutto il mistero e il potere dello specchio. Guardarsi allo specchio non andava senza conseguenze. Il mito di Narciso ne è la testimonianza. Lo specchio poteva servire per controllarsi, per un esame di coscienza, per correggersi, per un sano amor proprio… oppure poteva produrre quell’incanto, quella malia che l’innamoramento della propria immagine mette in scena e che può portare a smarrire se stessi, la realtà e a inquinare i rapporti con il mondo e le persone.
Svoltare... e mi raccomando, svoltare con decisione!
RispondiEliminaLe torri!
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