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Pensieri in cammino

Credo in un Dio, ma non so pensarlo. 



Ogni volta che ho pensato qualcosa a proposito di Dio, ho avuto la netta sensazione di aver fatto un buco nell’acqua. 



Mi sono domandata spesso con chi parlo quando parlo da sola. Spesso mi piacerebbe che fosse con Dio. Ma non ne so niente, per la verità. Mi sono accontentata di immaginarlo, perché mi faceva piacere. 



Mi sono meravigliata da tempo del silenzio di Dio. Come se non sapesse le lingue! Ma poi ho pensato che se Dio parlasse a chiare lettere, noi non avremmo più alcuno spazio di vita nostro. E ho immaginato che questo silenzio fosse funzionale allo sviluppo della nostra libertà, intraprendenza, industria, e via discorrendo. 



Ho ammirato in passato l’ateismo umanistico, per la sua capacità di assumersi la responsabilità sull’uomo senza piagnucolare continuamente alla volta del Padre Eterno. 



Ma ho desiderato non perdere l’incanto dell’esistenza che è legato al mistero che avvolge tutto ciò che va al di là della buccia visibile delle cose. 



Perciò credo nell’esistenza di meccaniche celesti nel momento stesso in cui devo riconoscerne di non saperne niente. 



Non riesco a intrupparmi in nessuna scuola, chiesa o partito, più che per superbia, per fedeltà a una natura istintivamente anarchica.

Vorrei che la piena espressione di me coincidesse con il dono che io faccio al mondo e alla vita. 



Cerco di imparare un approccio semplice alla vita. Sono attratta dal detto evangelico: cerca per prima cosa il regno dei cieli e il resto ti sarà dato in sovrappiù.



E continuo ancora a cercare definizioni appropriate di ciò che significa “regno dei cieli”. 



M’illudo volentieri che la serenità, la vitalità, i sentimenti distesi e sinceria rientrino in qualche modo in quella definizione. 



So che si muore, prima o poi ma qualcosa mi fa dire senza esitazione che non sono ancora pronta per il trapasso. Che ho bisogno di altro tempo, perché sono lenta e mi trovo decisamente indietro. 



Guardo e ascolto molto – cosa che non sapevo fare in passato. 



So di essere ignorante, ma col tempo ho imparato ad apprezzare questa condizione: mi dà il permesso di inventare e di intraprendere. E questo rende la vita più interessante. 



 




 







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