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L’officina del fare vita

C’è questa cosa che desta una certa compassione poetica. Questa cosa che si può chiamare “la grande fatica del vivere”. La si può percepire nell’individuo ma anche nella specie: nell’umanità intera, se la si guarda da quelle altezze da cui si vede la storia.
Da quella prospettiva e con quelle emozioni di meraviglia e pathos che ci fanno sentire parte di un mondo grandioso, che pure, da vicino, è pieno di robaccia che non ci piace. Un po’ come quando si contempla il paesaggio a distanza. Bellissimo! Anche se da vicino, lungo il torrente e negli anfratti tra le rocce, si vede l’immondizia abbandonata senza cura.

Questa “grande fatica del vivere”, da vicino appare spesso come “la gioiosa operosità del fare vita” qui, adesso. Ed è qui che il gusto e la bellezza trovano un’espressione particolarmente nutritiva. Io adoro questa prospettiva. Ci lavoro tutti i giorni. Mi creo i miei film mentali per questo… E allora io ero una creativa alla scoperta di funzioni straordinarie della scrittura e del pensiero, io ero capace, con le immagini di incantare se stessa e la vita… io ero…

Non mi nascondo affatto tutte le incongruenze che ci sono nel mio passato e ancora nel presente. Le parti di me che non sono integrate tra loro e il rapporto sempre problematico con questo mondo in cui voglio essere, sia pure a modo mio, e da cui non voglio essere imprigionata, ma senza appartarmene. Anzi ci tengo a vedere realisticamente me stessa e a ritornare a uno sguardo schietto e disincantato, se mi accorgo di essermi smarrita in qualche noiosa edulcorata immagine ideale di me.

Trafficare con questi problemi quotidianamente lo trovo funzionale con la voglia di vivere. È in un certo senso l’officina centrale del mio fare vita. E mi capita di scoprire – meravigliosa intuizione! – che dentro ogni grande problema ce n’è uno più piccolo che sta lottando per venire fuori. E che si tratta di operare spesso un piccolo ritocco piuttosto che demolire un grattacielo ed edificare una cattedrale. 

 





 



Commenti

  1. La fabbrica del vivere lavora 24 ore su 24, ma gioiosamente, se no non vale.
    P.S. non credo tu abbia grosse incongruenza, via!
    😉

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