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Come un aquilone

È soprattutto in montagna che sento di abitare in uno spazio aperto, su un pianeta, sotto un cielo immenso. Che non sono imprigionata nella mia stanza, nella mia città, nei miei problemi. 



La bellezza dell’aperto risiede in gran parte – per me - nell’influsso liberante che esso ha sulla mente e sul cuore. I pensieri gretti e meschini si sciolgono ed evaporano rapidamente. Il pensare conosce le dimensioni della grandezza. Vola alto come un aquilone. Così pure il sentimento: il cuore diventa capace di accogliere il tutto dentro di sé. 



E percepisco il mio essere al mondo come un dono. Sento che sono un ospite della vita, cui sono offerti doni in abbondanza e la possibilità di esplorare, di giocare, di capire almeno un po’. E anche di immettere qualcosa di proprio nel grande evento dell’universo. 



È in montagna che ho una percezione viva dei miei limiti. E, tuttavia, avverto questa consapevolezza non come frustrante ma, al contrario, come legame consapevole al mistero di una forza incommensurabile. 



Rimango senza parole e pur tuttavia come se questo fosse la fonte di un discorso interminabile. 



Mi ritrovo piena di gratitudine ancorata all’attimo, ma non come a cosa ferma: un attimo che è corrente. E il moto della mia gratitudine assume le forme molteplici del desiderio.







Commenti

  1. Taglia il tuo filo e vola...

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  2. La fotografia è un arte; anzi è più che un’arte, è il fenomeno solare in cui l’artista collabora con il sole.

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  3. La montagna genera questi discorsi senza parole che ci dicono tantissimo

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