I ragazzini quando giocano provano piacere. Ma quando si accorgono che il gioco non dà più piacere, mollano e passano ad altro. I ragazzini mantengono il senso del gioco più di noi adulti.
Noi continuiamo a giocare: a fare gli avvocati, gli ingegneri, gli psicologi, i formatori. Entriamo in certi ruoli e continuiamo a giocarci per decenni, forse per tutta la vita, anche quando il gioco non morde più sul piacere di vivere davvero. Perché abbiamo perso il senso del gioco. Perché siamo diventati seriosi.
Penso al paradossale destino dell’uomo, questo essere effimero capace di creare cose che durano più di lui.
E penso che forse è un segno, questo, della sua vocazione a lavorare per la vita, oltre i propri recinti personali. E immagino che di qui derivi quella intensa soddisfazione che l'individuo prova quando allarga i rami del suo frutteto oltre la cinta dell’orto. Quando il suo albero produce frutti in abbondanza per chiunque passi sotto e ne voglia.
E penso che la vita sembra non vada a economia, non faccia i conti all'osso, e che butti a miglioni quando serve solo uno. E che il di più non è spreco ma abbondanza.
Bisognerebbe riuscire a crescere senza diventare grandi.
RispondiEliminasarebbe un gran bel viaggio
Ogni uomo o donna dovrebbe giocare almeno un'ora al giorno. Forse basterebbe non prendersi sempre sul serio per almeno un giorno alla settimana.
RispondiEliminaio sarei caduta ahah
RispondiEliminaAnche io sarei caduto hahah ma secondo me anche negli adulti rimane quel senso del gioco uguale a quello dei ragazzini. Io ce l'ho ancora
RispondiEliminaBravo Nunce! Anche io sono come te
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