Ogni volta che prendo un caffè non posso fare a meno di pensarti…
qualcosa si rimescola e si scioglie dentro di me, proprio come lo
zucchero che metto adesso: mezzo cucchiaio, lo so, non ti piacevano le
cose sdolcinate, amavi i retrogusti amari di ogni situazione e
soprattutto le cose vere, non edulcorate. Mettere lo zucchero nel tuo
caffè era una cosa delicata, quasi da alchimista: spesso ero un po’
troppo distratta o soprappensiero e mettevo più zucchero del dovuto e tu
allora mi guardavi con aria di rimprovero, come per dirmi…sei sempre la
solita egoista, pensi solo a te, alle tue dosi ed alle tue esigenze,
non cambierai mai.
Ti penso bevendo orzo... l’orzo pare un succedaneo del caffè, riservato a chi non può bere per varie ragioni la caraibica e scura bevanda. Nulla di più sbagliato! Sono due cose diverse: l’orzo è riservato ad ore particolari, è una bevanda serale, silenziosa, notturna, intimista e invernale, da bere prendendo la tazza con due mani – proprio come tante volte ho preso il tuo mento - ed accostarla alla bocca lentamente, senza fretta, con lo sguardo perso fuori dalla finestra dai vetri appannati mentre scende una pioggia leggera e fredda. Tu non hai mai bevuto orzo in vita tua e mi prendevi in giro per questo mio gusto un po’ retrò, ma spesso sono proprio i contrasti a generare ricordi.
Nelle nostre cene il vino non è mai mancato. Rigorosamente rosso. Il bianco ti dava disturbi allo stomaco, almeno così dicevi. Così insieme a te mi sono abituata pure io. E anche adesso continuo a bere vino rosso, pesce o carne che sia. Solo rosso, nonostante io tolleri anche il bianco, a tal punto che adesso non mi piace più o forse credo che non mi piaccia. Chissà. Di solito una bottiglia da 0,75 si svuotava in fretta. E le nostre cene approssimative acquistavano un’altra luce, sembravano preparate da grandi chef. No, non potrei mai stare con un astemio.
Io non ho mai amato particolarmente la Coca Cola, per questioni sia ideologiche che organolettiche. Ricordo i nostri pomeriggi girovaghi navigando a vista, senza programmi o mete precise – cosa che tu detestavi. E puntualmente incrociando un bar qualsiasi la tua frase tipo era… voglio una Coca Cola, io cercavo di dissuaderti dalle tue intenzioni con ogni mezzo possibile ma sapevo che era vano. Così cedevo. Spesso aggiungevamo un pezzo di pizza al taglio per distogliere i nostri stomaci dal pranzo saltato, nonostante la tarda ed abbondante colazione. Una lattina, due cannucce. Poi pian piano ci prendevo gusto e tu reclamavi la tua parte. Io sorridevo guardandoti mangiare e aspirare fino all’ultima bollicina il fondo della lattina. E ancora adesso quel – glurr, glurr - rumore, per molti molesto e contrario ad ogni bon ton, mi riporta a te.
Bevo l’acqua… l’acqua non riesco ad associarla direttamente a te, non che tu non sia stato trasparente. Certo il caffè, l’orzo, il vino e la Coca Cola sono bevande superflue, l’acqua invece è fondamentale per vivere, siamo praticamente fatti di acqua e io e te avremmo dovuto considerarci necessari proprio come l’acqua. Forse lo siamo stati e non ce ne siamo resi conto, proprio come l’acqua, di cui sentiamo l’esigenza solo durante periodi di siccità, quando la terra si schianta ed il sole punta dritto sulle nostre fronti accaldate. Ed ogni storia compie un ciclo, proprio come l’acqua, piove dall’alto, inaspettatamente, magari quando il cielo è scuro, poi tende verso il basso nelle profonde viscere della terra, si sposta seguendo le leggi della gravità, infine cambia di stato e torna su. Chissà dove.
E adesso ho solo bisogno di pioggia.
Ti penso bevendo orzo... l’orzo pare un succedaneo del caffè, riservato a chi non può bere per varie ragioni la caraibica e scura bevanda. Nulla di più sbagliato! Sono due cose diverse: l’orzo è riservato ad ore particolari, è una bevanda serale, silenziosa, notturna, intimista e invernale, da bere prendendo la tazza con due mani – proprio come tante volte ho preso il tuo mento - ed accostarla alla bocca lentamente, senza fretta, con lo sguardo perso fuori dalla finestra dai vetri appannati mentre scende una pioggia leggera e fredda. Tu non hai mai bevuto orzo in vita tua e mi prendevi in giro per questo mio gusto un po’ retrò, ma spesso sono proprio i contrasti a generare ricordi.
Nelle nostre cene il vino non è mai mancato. Rigorosamente rosso. Il bianco ti dava disturbi allo stomaco, almeno così dicevi. Così insieme a te mi sono abituata pure io. E anche adesso continuo a bere vino rosso, pesce o carne che sia. Solo rosso, nonostante io tolleri anche il bianco, a tal punto che adesso non mi piace più o forse credo che non mi piaccia. Chissà. Di solito una bottiglia da 0,75 si svuotava in fretta. E le nostre cene approssimative acquistavano un’altra luce, sembravano preparate da grandi chef. No, non potrei mai stare con un astemio.
Io non ho mai amato particolarmente la Coca Cola, per questioni sia ideologiche che organolettiche. Ricordo i nostri pomeriggi girovaghi navigando a vista, senza programmi o mete precise – cosa che tu detestavi. E puntualmente incrociando un bar qualsiasi la tua frase tipo era… voglio una Coca Cola, io cercavo di dissuaderti dalle tue intenzioni con ogni mezzo possibile ma sapevo che era vano. Così cedevo. Spesso aggiungevamo un pezzo di pizza al taglio per distogliere i nostri stomaci dal pranzo saltato, nonostante la tarda ed abbondante colazione. Una lattina, due cannucce. Poi pian piano ci prendevo gusto e tu reclamavi la tua parte. Io sorridevo guardandoti mangiare e aspirare fino all’ultima bollicina il fondo della lattina. E ancora adesso quel – glurr, glurr - rumore, per molti molesto e contrario ad ogni bon ton, mi riporta a te.
Bevo l’acqua… l’acqua non riesco ad associarla direttamente a te, non che tu non sia stato trasparente. Certo il caffè, l’orzo, il vino e la Coca Cola sono bevande superflue, l’acqua invece è fondamentale per vivere, siamo praticamente fatti di acqua e io e te avremmo dovuto considerarci necessari proprio come l’acqua. Forse lo siamo stati e non ce ne siamo resi conto, proprio come l’acqua, di cui sentiamo l’esigenza solo durante periodi di siccità, quando la terra si schianta ed il sole punta dritto sulle nostre fronti accaldate. Ed ogni storia compie un ciclo, proprio come l’acqua, piove dall’alto, inaspettatamente, magari quando il cielo è scuro, poi tende verso il basso nelle profonde viscere della terra, si sposta seguendo le leggi della gravità, infine cambia di stato e torna su. Chissà dove.
E adesso ho solo bisogno di pioggia.
una foto che toglie il fiato! stupenda!
RispondiEliminaChe bella dichiarazione
RispondiElimina...Sembra più un bimbettoo che un amore, se non fosse per il vino...
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